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Brescia
13 feb 2015 00:00

Le linee dello Sprar per l'accoglienza

La giornata di giovedì ha ospitato una tavola rotonda con la presentazione del primo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014. Ne abbiamo parlato con Marco Fenaroli, assessore alla casa e alla partecipazione del Comune di Brescia

Per la prima volta Anci, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Servizio Centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr, hanno unito i propri saperi, competenze e impegno e hanno realizzato un Rapporto sulla protezione internazionale 2014, con l'auspicio che possa contribuire alla costruzione di un sistema unico di accoglienza e protezione di richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Al convegno, molto partecipato, hanno partecipato, tra gli altri, Mario Morcone (Capo Dipartimento Libertà Civili Immigrazione Ministero dell'Interno), Daniela di Capua (Direttrice Servizio Centrale SPRAR) e Riccardo Clerici (UNHCR).

I dati dicono di un’Italia che accoglie, ma forse potrebbe farlo meglio…

L’Italia accoglie molto, costretta e poco sostenuta dall’Unione Europea. Ieri abbiamo ragionato anche sui tragici morti nel Mediterraneo. Questo sistema del Servizio protezione richiedenti asilo rifugiati (Sprar) è il riferimento per tutta l’attività: piccoli gruppi di persone in piccoli appartamenti seguiti in modo scrupoloso da operatori del Terzo Settore. C’è anche un controllo per evitare che succeda di nuovo quello che è successo a Roma, cioè che il malaffare speculi sulla povertà e su queste disgrazie.

Qual è la situazione, ad oggi, del territorio?

I dati bresciani dicono di 504/505 persone ospitate in varie strutture, tra cui gli alberghi, e poi 155 persone dentro gli Sprar che ruotano attorno al Comune di Brescia (che lavora con Collebeato e Flero), di Cellatica e di Breno. Sono una ventina i Comuni che lavorano nel progetto Sprar nel Bresciano. In tutte le strutture c'è un controllo per dimostrare una giusta attenzione alle persone e per utilizzare al meglio i fondi erogati. Queste permanenze nello Sprar o nelle strutture sono pagate: 30 euro al giorno che consentono di pagare vitto e alloggio, la pulizia, i corsi di lingua italiana e l’assistenza legale nel caso la pratichi trovi degli inciampi.

Se ogni Comune facesse la sua parte…

La linea dello Sprar è di scegliere piccoli gruppi o piccoli alloggi. Stiamo cercando di evitare al massimo l’ospitalità negli alberghi, ma gli arrivi in Italia non sono programmati. A Brescia abbiamo adottato una misura importante, quando arrivano vengono ospitati per alcuni giorni ai Pilastroni per le visite mediche: questo consente all’Asl di non dover girovagare per gli uffici della provincia. Se i Comuni dessero una disponibilità, il nostro territorio è in grado di assorbire con una certa elasticità gli arrivi che ci saranno viste anche le situazioni della Libia e della Siria.
13 feb 2015 00:00