La bellezza del dono
Classe 1980, don Renato Piovanelli è il nuovo parroco di Bassano Bresciano. Attualmente è curato in città a Fornaci, Villaggio Sereno I e Villaggio Sereno II
Il piccolo comune di Bassano Bresciano si sta preparando a ricevere il suo nuovo pastore, don Renato Piovanelli, classe 1980 e sacerdote dal 2005. Originario di Montichiari, don Piovanelli è stato curato a Sant’Afra, in città, a Rezzato San Carlo, Carpenedolo e, infine, Fornaci, Villaggio Sereno I e Villaggio Sereno II, dove opera dal 2016.
Cos’ha imparato in questi anni?
Tante cose! Fra queste desidero condividere in particolare un senso di meraviglia: in questi 16 anni di sacerdozio ho toccato con mano come siano vere le parole del card. Martini che diceva: “Lo Spirito c’è anche oggi, come al tempo di Gesù e degli apostoli: c’è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro”. Mi sono sempre reso conto che in ogni parrocchia, comunità, realtà, gruppo piccolo o grande, Dio era già all’opera da prima del mio arrivo: non lascia mai mancare i semi nascosti e semplici della sua presenza. Ad un sacerdote è chiesto di inserirsi umilmente in questa corrente che lo precede.
C’è un versetto del Vangelo o della Sacra Scrittura al quale è maggiormente legato?
Risponderei indicando un libro e un versetto. Il libro che più mi affascina della sacra Scrittura sono gli Atti degli apostoli: mi piace leggervi le gioie e le fatiche dei primi cristiani alle prese con l’evangelizzazione; vi scopro ogni volta una perenne attualità, così aderente alle dinamiche dell’evangelizzazione di oggi. Poi ci sarebbe un versetto che mi ha sempre colpito: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Questa parola del Maestro mi si addice bene: gratuitamente, senza mio merito, il Signore mi ha chiamato all’esistenza e al presbiterato e mi ha sempre usato misericordia, concesso doni e grazie; devo rispondere a tanta grazia usando a mia volta gratuità verso chi incontro.
Ha un ricordo particolare delle sue precedenti esperienze come curato?
Vado spesso con la memoria ad un episodio capitatomi nei primi anni di ordinazione. Venne un parrocchiano a farmi una correzione fraterna: “Don Renato, devi giocare di meno a calcio coi ragazzi, perché in oratorio ci sono tante altre cose importanti da fare”. Qualche giorno dopo, venne un altro parrocchiano e mi disse: “Don Renato, dovresti giocare di più con i ragazzi, perché è la cosa più importante stare con loro!”. Mi diverto sempre pensando a quel fatto, che mi ha confermato quanto sia importante anzitutto “essere se stessi”, maturare una propria personalità, pur rimanendo in continua conversione; quel giorno decisi anche di incontrare le altre persone “per quello che sono”, accoglierle anche se il loro stile non dovesse corrispondere al mio.
Ha un’idea di quali saranno le sue attenzioni pastorali?
Desidero prima conoscere da vicino la comunità di Bassano e, con le persone che incontrerò, tracciare una rotta, condividere degli obiettivi, assumermi le mie responsabilità. Sicuramente desidererei muovermi all’interno di un grande orizzonte, indicatoci dal vescovo Pierantonio nella prima lettera pastorale: “Mi sono chiesto più volte da dove avrei voluto partire […]. In una parola vorrei, Signore, che camminassimo insieme nella santità”. Inoltre, pur realizzando con convinzione le proposte che hanno per loro natura una certa visibilità, mi è sempre parso essenziale puntare sulle cose piccole e nascoste, che quasi nessuno vede: l’ascolto dei giovani e dei loro problemi, le confessioni ben preparate, le visite alle famiglie, i momenti di amicizia in cui una parola è più efficace di mille discorsi, l’incontro con la testimonianza degli ammalati e degli anziani…
Cosa vorrebbe dire ai nuovi parrocchiani che si preparano ad accoglierla?
I sentimenti che si avvicendano nel mio cuore nell’attesa di incontrare i miei parrocchiani sono tanti. Per ora mi limito a prendere a prestito le parole di papa Francesco: “Per favore, non dimenticate di pregare per me”.
Anche la vita di un sacerdote è caratterizzata da molte incombenze burocratiche. Ha mai scelto di affidarsi ai laici? Pensa che lo farebbe ancora?
Sì, l’ho fatto e lo farò! Sono state esperienze fruttuose quelle che ho potuto condividere con l’apporto significativo dei laici, con i quali non vorrei avere solo un rapporto di collaborazione, ma anche e, soprattutto, di corresponsabilità!