La Pacem in Terris e don Tonino Bello
Nutrita partecipazione all’incontro del 18 gennaio organizzato dalla Parrocchia e dall’AC di Isorella. Il titolo era “Pacem in Terris, l’attualità del grido profetico di San Giovanni XXIII e di don Tonino Bello”. Il relatore: don Antonio Agnelli assistente ACLI, Pax Christi, Laudato si', della diocesi di Cremona, nativo di Isorella e spesso invitato come relatore per altri incontri formativi sui testimoni del nostro tempo. Egli ha tracciato alcune linee salienti dell’Enciclica, di cui ricorrono i 60 anni di promulgazione e sulla figura di profeta di pace del servo di Dio don Tonino Bello. Della “Pacem in Terris” si sono sottolineati gli aspetti sul suo significato integrale; quindi, la pace è indissolubilmente fondata sulla dignità inviolabile della persona come criterio del vivere sociale e si può realizzare quando i poteri pubblici si adoperano ad attuare pienamente il “bene comune” con particolare attenzione alle membra più deboli del corpo sociale.
L’Enciclica parla pochissimo di guerra, don Antonio si è soffermato su alcuni concetti molto cari a San Giovanni XXIII come i “segni dei tempi”, ovvero quelle dinamiche della società e cultura che favoriscono la pace, la forza della persuasione e del negoziato, riaffermando che i pilastri della pace sono: verità, giustizia e libertà. Chiudendo la prima parte del suo intervento ribadisce che i credenti devono essere scintille di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa, senza mai dimenticare la misericordia, tenendo saldo il principio di mai confondere l’errore con l’errante. Dopo un breve filmato sulla vita da vescovo di don Tonino, intonato alle sue virtù di Pastore amorevole, si entra nella sua visione profetica. Egli coniugava il termine P.A.C.E così: P come preghiera – A come audacia – C come convivialità – E come esodo, dicendo che non dobbiamo lasciarci vincere dallo scoraggiamento. La pace, per don Tonino, è un traguardo sempre intravisto, mai pienamente raggiunto, la sua corsa si vince sulle tappe intermedie e mai sull’ultimo traguardo.
Sposando le parole del vescovo, don Antonio indica che il grande esodo che oggi le nostre comunità cristiane sono chiamate a compiere e abbandonare i recinti di sicurezza garantiti dalla forza per abbandonarsi, sulla Parola del Signore, alla apparente inaffidabilità della “nonviolenza attiva”, dicendo che il Vangelo della Pace è la prassi della nonviolenza. Sarà un percorso a tappe molto lungo in cui chi scommette sulla pace deve sborsare, in contanti monete di lacrime, di incomprensione, di sangue. Chiudendo la sua prolusione cita una frase di speranza uscita dalla viva parola di don Tonino:” Ma, grazie a Dio, stiamo assistendo oggi a una nuova effusione dello Spirito che spinge la Chiesa sui versanti della profezia e le dà audacia di sfidare le trame degli oppressori, i sorrisi dei dotti e le preoccupazioni dei prudenti secondo la carne”. Dopo questo anelito di speranza e incoraggiamento per una Pace possibile, si è passati ad un momento di condivisione in gruppi su alcune domande aperte propedeutiche ad alcune considerazioni e chiarimenti da sottoporre al nostro relatore. Si conclude la serata con una preghiera di invocazione a colei che è la “Regina della pace”.