Innamorarsi di Cristo
Mons. Federico Pellegrini, direttore dell’Ufficio per i beni culturali, a Pontevico, Chiesuola, Bettegno e Torchiera
Mons. Federico Pellegrini, 63 anni di Brescia, sacerdote dal 1978, è il nuovo parroco di Pontevico. Dopo dieci anni trascorsi in curia a occuparsi della tutela dell’immenso patrimonio artistico e culturale conservato nelle chiese della diocesi, il vescovo Tremolada gli ha affidato la guida della popolosa comunità parrocchiale, “porta” meridionale della Chiesa bresciana sulla pianura padana, e delle frazioni di Chiesuola, Bettegno e Torchiera.
Dopo tanti anni trascorsi nella tutela delle pietre costruite dagli uomini, il Vescovo l’ha chiamata a prendersi cura di una comunità di pietre vive. Con quale stato d’animo si appresta a vivere questo nuovo incarico?
Dieci anni fa il vescovo Monari mi chiese di andare in curia, dopo 30 anni di ministero pastorale a servizio di diverse parrocchie della città. La prima volta che misi piede in quello che sarebbe stato il mio ufficio mi feci il segno della Croce e mi dissi che da quel momento in poi i miei nuovi parrocchiani sarebbero stati i sacerdoti e la mia parrocchia. In questi anni ho sempre cercato di affrontare il servizio che il Vescovo mi aveva affidato non in una semplice ottica burocratica, ma in una prospettiva pastorale considerando il lavoro sulle planimetrie e i rapporti con i tecnici sempre nell’ottica del bene delle persone. Ritornare dopo dieci anni in parrocchia, al servizio pastorale tra la gente, diventa per me una grande e gradita occasione. Per questo sono grato al vescovo Tremolada per questo nuovo incarico che mi ha affidato.
Dei dieci anni trascorsi in curia cosa porterà nella nuova esperienza di parroco a Pontevico?
Una delle esperienze che ho avuto modo di maturare in questi dieci anni è stata quella della vicinanza ai sacerdoti, perché non avvertissero la curia come una realtà lontana od ostile. Ritornando in parrocchia non mancherò di dedicare attenzione ai sacerdoti e ai confratelli delle parrocchie che mi sono state affidate e della zona pastorale in cui queste sono inserite.
In questi anni ha svolto anche il ruolo di cerimoniere vescovile. Si tratta di un valore aggiunto nel servizio alle parrocchie che il vescovo Tremolada le ha affidato…
Quello per la liturgia è un amore che ho coltivato sin da bambino. La responsabilità delle celebrazioni del Vescovo in Cattedrale e in alcune particolari circostanze anche in altri luoghi mi ha consentito di individuare due rischi dai quali è necessario guardarsi: quello di una visione puramente estetica della liturgia e quello di una errata libertà, frutto di fantasia e creatività. In questi anni ho cercato di impegnarmi perché le celebrazioni liturgiche si svolgessero in quella semplice dignità di cui parla anche il Concilio, per permettere l’incontro con il Signore. Anche nel servizio a Pontevico, nella fedeltà a quelle che sono le regole liturgiche della Chiesa, cercherò di aiutare i miei nuovi parrocchiani a entrare nel mistero di Cristo.
C’è qualche attenzione pastorale, qualche priorità che aveva già avuto modo di affrontare nelle precedenti esperienze sacerdotali che intende riprendere a Pontevico?
Quando ancora ero vicario zonale del centro storico a Brescia mi capitò di partecipare a un incontro con i curati in cui erano state messe a tema le attività pensate per i ragazzi e i giovani. Ai confratelli mi permisi di ricordare che quelle che stavano illustrando erano tutte iniziative belle, sicuramente necessarie. Aggiunsi, poi, una raccomandazione: se non erano concepite come strumenti per fare innamorare di Cristo le giovani generazioni rischiavano di essere sterili e di non dare frutto. Dopo dieci anni ritorno in parrocchia con la stessa convinzione: tutto quello che si fa, e per quel poco che ho avuto modo di conoscere sino a ora a Pontevico, Chiesuola, Bettegno e Torchiera è veramente tanto, deve farci innamorare di Cristo.
Nel suo nuovo servizio avrà modo di confrontarsi con un’altra dimensione che avvicina a Cristo: quella della sofferenza...
È questo uno degli aspetti della missione che mi è stata affidata che più mi appassiona e per il quale sto pregando e chiedo anche la preghiera dei miei nuovi parrocchiani perché possa avere la forza di affrontarlo al meglio. Sarà per me sempre una sfida da assumere con determinazione e convinzione, perché anche sulla vicinanza, sulla condivisione della sofferenza del malato e sulla sua cura la Chiesa gioca la sfida dell’essere dalla parte della vita, sempre, anche quando questa sembra minata dalla malattia. Anche attraverso la croce siamo chiamati a rimanere con il Signore.
C’è un pensiero che vuole rivolgere ai suoi nuovi parrocchiani?
Nel mio cuore sento che ho già imparato a volere loro bene. Chiedo anche a loro lo stesso e di pregare per me.