Il dramma degli ultimi raccontato da vicino
Con l’incontro con il regista di “Io sto con la sposa” riprendono gli incontri promossi dalla zona VII (Palosco, Capriolo, Pontoglio e Palazzolo). Giovedì 22 toccherà all’arcivescovo di Agrigento, tra i nuovi Cardinali del prossimo Concistoro
Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio. Questo è uno dei tanti racconti a lieto fine che accompagnano chi ha scelto di attraversare il mare per cercare un futuro diverso. Non sempre però c’è un lieto fine. Immigrati trattati come merci, come animali senza diritti, sono portati in scena (domenica 11 gennaio alle 14.30) da Leonardo Capuano nello spettacolo teatrale “Bilal, nessun viaggiatore è straniero”. I numeri impressionanti dei morti nel Mediterraneo (3500 nel 2014) testimoniano proprio questo. Arrivano a Lampedusa, dove la visita del Papa ha aperto gli occhi al mondo e ha chiamato a una maggiore responsabilità l’Italia e l’Europa. Le parole commosse del Papa si conclusero con un’accorata richiesta di perdono: “Signore, ti chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo perdono per chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Adamo, dove sei? Dov’è il sangue di tuo fratello?”. Sul tema dell’accoglienza si confronterà, giovedì 22 gennaio alle 20.30, anche mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Fondazione Migrantes, che sarà intervistato da don Adriano Bianchi.
Dal 25 gennaio all’1 febbraio porteranno la loro testimonianza tre suore della Congregazione dei Poveri di don Morinello, inviate proprio dal Papa a Lampedusa. All’interno della comunità di Palosco girerà anche la croce dei migranti di Lampedusa per riscoprire la croce come simbolo del dolore umano e della risurrezione. Il viaggio nel dramma degli ultimi termina fisicamente con la marcia della pace ma continua metaforicamente nella quotidianità dove nell’incontro con l’altro (a scuola, nello sport o sul lavoro) si ha la capacità di accogliere l’altra persona come un dono, come una risorsa e non come un problema.
LUCIANO ZANARDINI
08 gen 2015 00:00