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Nave
06 feb 2015 00:00

I parroci scrivono al cda della Stefana

A fronte della difficile situazione in cui si trovano i lavoratori della Stefana, parroci di Nave, Cortine, Muratelo e Caino hanno scritto una lettera aperta al Cda della società

In questo momento, tanto delicato per la difficile situazione attraversata dalla Vs azienda e la grave incertezza che minaccia la stabilità dell’occupazione, ci sentiamo doverosamente chiamati a fare nostre le preoccupazioni di tutta la comunità.

In primo luogo, le preoccupazioni dei lavoratori sui quali ricadono le più immediate e pesanti conseguenze: per molti di loro, proprio a causa dei tanti anni di servizio già svolto, le prospettive di ricollocazione, nel contesto della crisi attuale, sarebbero tanto ridotte da rappresentare una sostanziale estromissione dal mercato dell’occupazione.
Strettamente legate ai timori di ciascun lavoratore, ci stanno a cuore le preoccupazioni delle loro famiglie, soprattutto le più fragili ed esposte: le famiglie monoreddito, quelle con figli minori o familiari a carico o già gravate da impegni economici.
Ad accrescere la preoccupazione, a partire dalla precarietà delle condizioni economiche, sono le conseguenze dell’incertezza circa le condizione di lavoro che ricadono sul tenore e la dignità della persona; come ha richiamato Benedetto XVI nella enciclica Caritas in Veritate: “Oggi la disoccupazione provoca aspetti nuovi di irrilevanza economica e l'attuale crisi può solo peggiorare tale situazione. L'estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall'assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale”.
È l’intera comunità pertanto, e non solo per senso di solidarietà, che è coinvolta nella preoccupazione per una situazione che paventa non solo una povertà economica, ma anche quella del tessuto sociale e comunitario. Anche perché il lavoro delle Vs imprese ha rappresentato, e rappresenta tuttora, uno degli aspetti che appartengono all’identità stessa della comunità e alla recente storia del suo sviluppo e della sua crescita.

Siamo ben consapevoli che è anche, e soprattutto, una preoccupazione che coinvolge direttamente voi che siete chiamati a decisioni tanto delicate e cariche di responsabilità, per questo oltre ad affidare le nostre preoccupazioni a Colui che si prende paternamente cura delle necessità dei suoi figli e che governa i cuori degli uomini, è con intensa e viva partecipazione che facciamo appello alle Vs coscienze e alla Vs sensibilità con le stesse parole di papa Francesco “a tutti i responsabili chiedo di compiere ogni sforzo di creatività e di generosità per riaccendere la speranza nei cuori di questi nostri fratelli e nel cuore di tutte le persone disoccupate a causa dello spreco e della crisi economica. Per favore, aprite gli occhi e non rimanete con le braccia incrociate!” perché non lasciate nulla di intentato al fine, non solo di consentire la ripresa delle attività produttive, ma di ricercare soluzioni all’interno di prospettive lungimiranti ispirate alla giustizia e alla responsabilità.

Non è nostro compito offrire suggerimenti concreti o soluzioni che necessitano di circostanziate informazioni e competenze sui complessi meccanismi economici e finanziari che regolano, oggi, la conduzione dell’impresa e le fasi della crisi, ma vogliamo incoraggiare e sostenere il vostro impegno immediato richiamando due aspetti fondamentali per orientare le decisioni nella ricerca di un bene autentico, che sappia farsi carico delle difficoltà comuni: il valore umano (e quindi morale) dell’attività economica e la responsabilità sociale dell’impresa.

Riguardo al primo aspetto, sempre la Caritas in Veritate, raccogliendo l’insegnamento dei pontefici precedenti, richiama:
“«L'imprenditorialità, prima di avere un significato professionale, ne ha uno umano» (Giovanni Paolo II, Laborem exercens) - pertanto,- tutta l'economia e tutta la finanza, non solo alcuni loro segmenti, devono, in quanto strumenti, essere utilizzati in modo etico così da creare le condizioni adeguate per lo sviluppo dell'uomo e dei popoli. «La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere». (Paolo VI, Populorum progressio)
L'attività economica va finalizzata al perseguimento del bene comune. La dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto che la giustizia riguarda tutte le fasi dell'attività economica, perché questa ha sempre a che fare con l'uomo e con le sue esigenze. Il reperimento delle risorse, i finanziamenti, la produzione, il consumo e tutte le altre fasi del ciclo economico hanno ineluttabilmente implicazioni morali. Tutto questo trova conferma anche nelle scienze sociali e nelle tendenze dell'economia contemporanea.”
Infatti,- ed è sempre la scienza economica a dirci che una strutturale situazione di insicurezza genera atteggiamenti antiproduttivi e di spreco di risorse umane, i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani; - perciò - il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità: «L'uomo infatti è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale». (Giovanni XXIII, Gaudium et Spes)

La sottolineatura della rettitudine morale in ogni decisione, anche in quelle economiche, ma soprattutto, strategiche e organizzative, non è alternativa, o contrapposta, alla ricerca del profitto, piuttosto lo persegue servendosi di una logica globale e più efficace: “Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico. L'economia infatti ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona”.

Riguardo al secondo aspetto, la responsabilità sociale dell’impresa, sempre Benedetto XVI ci insegna: “Le attuali dinamiche economiche internazionali, caratterizzate da gravi distorsioni e disfunzioni, richiedono profondi cambiamenti anche nel modo di intendere l'impresa.
Il mercato internazionale dei capitali, infatti, offre oggi una grande libertà di azione. È però anche vero che si sta dilatando la consapevolezza circa la necessità di una più ampia “responsabilità sociale” dell'impresa. Anche se le impostazioni etiche che guidano oggi il dibattito non sono tutte accettabili secondo la prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, è un fatto che si va sempre più diffondendo il convincimento in base al quale la gestione dell'impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell'impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento.
Oggi vi sono molti manager che con analisi lungimirante si rendono sempre più conto dei profondi legami che la loro impresa ha con il territorio in cui opera.”

La difficoltà attuale chiede a tutti e a ciascuno per la propria parte, un più attento impegno comune per affrontare la crisi che ci minaccia, c’è bisogno di scelte coraggiose, aperte e lungimiranti, capaci anche di sacrificio, di rinunciare a un beneficio più immediato per costruire prospettive di fiducia e di progresso.
“Lo sviluppo non sarà mai garantito compiutamente da forze in qualche misura automatiche e impersonali, siano esse quelle del mercato o quelle della politica internazionale. Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l'appello del bene comune. Sono necessarie sia la preparazione professionale sia la coerenza morale.”

Interpretando le aspettative di tutti, ci auguriamo, e vi auguriamo, di veder maturare prospettive orientate ad una ripresa a beneficio dell’intera comunità; è un passaggio impegnativo, ma è anche l’opportunità per rinnovare un patto di solidarietà tra l’impresa e il suo territorio, una condivisione capace di valorizzare le risorse che possono scaturire da una rinnovata reciproca fiducia, base di ogni proficua attività fra le persone, per continuare ad essere, come da anni, un fattore significativo a sostegno della crescita e del benessere comunitario.

f.to
I parroci di Nave, Cortine, Muratello e Caino
06 feb 2015 00:00