Eva, la sposa del Villaggio
Nel 2005 al Villaggio della Speranza è arrivata una bambina, Eva, che nelle scorse settimane si è sposata proprio nella chiesa del Villaggio
Eva è sposa. Si è sposata in ottobre ed è stato un avvenimento, una festa al “Villaggio”. D’altronde Eva, poco più che ventenne, arrivò al “Villaggio della Speranza” di padre Vincenzo Boselli e di suor Rosaria Gragiulo, quando era un batuffolo di bimba, orfana e contagiata dal virus dell’Aids.
Un triste lascito dei genitori così malmessi in forma straripante da quelle parti. Tanto che il sogno di suor Rosaria e di don Boselli, 20 anni fa, era di dare uno spiraglio di speranza a tanti bimbi senza futuro, come Eva, appunto.
Così, il “Villaggio della Speranza”, che fu linfa vitale per Gigi Marini, bagnolese e “magut", promotore del gruppo missionario “Progetto Tanzania” nato a Bagnolo. “Il Villaggio della Speranza” è il nome dell’associazione senza fini di lucro che sostiene e promuove il Villaggio: una struttura socio-sanitaria che si occupa di bambini orfani sieropositivi, donne in gravidanza e adulti affetti dal virus Hiv.
I bimbi sono ospitati in 12 case famiglia; ogni casa ospita circa 12 bambini e una coppia di genitori volontari oltre ad una infermiera che si prendono cura di loro: è un tentativo di ricostituzione dell’ambiente familiare.
In questi 20 anni sono cresciuti, ad un passo dalla savana poco lontano da Dodoma, che è la capitale della Tanzania, casette per l’accoglienza di quei bimbi, un ambulatorio, strutture mediche specializzate, tra esse la “Maternità sicura”, logistica, scuole, laboratori di lavoro, tra cui una forneria, una stalla, il caseificio, l’orto, e tanto ancora.
Eva ha vissuto lì, curata, fatta crescere, istruita ed ora, infermiera al “Villaggio”, anche sposa. Notizia, questa che ha rallegrato i volontari di Bagnolo, e non solo, alle prese con rendiconti annuali condizionati dalla pandemia.
“Avevamo predisposto – dice Renato Ferrari, presidente del gruppo bagnolese, dopo la morte di Marini – di scendere nell'estate 2020 per portare avanti il progetto di costruzione delle case, dove giovani ospiti guariti dal virus Hiv potessero intraprendere una vita in autonomia. Era la terza casetta, delle quattro in programma, che avremmo edificato. Naturalmente non è stato possibile. A rallegrarci, per fortuna, Eva”.
Così a margine di un anno fuori dal comune, le foto giunte dalla Tanzania, di una festa bella e leggera, con il ballo in abito da sposa di quel batuffolino
Intanto il gruppo guarda al 2021. “Forse – considera Ferrari – avremo la quarta casetta, in estate, incrociando le dita. Ed è tutta speranza".