Don Zavaglio: In cammino con la gente
Don Giancarlo Zavaglio, 58 anni da Verolavecchia, è il nuovo parroco di Pralboino. Il Vescovo l’ha scelto quale nuova guida della comunità della Bassa dopo 33 anni di sacerdozio spesi al servizio delle comunità di Palazzolo San Giuseppe (1987-2003) e Pompiano (2003 al 2010) come curato, e di Ludriano (2010-2017) e Brandico (2017-2020) come parroco.
Don Giancarlo, a tre anni dal suo arrivo a Brandico, il Vescovo la chiama a una nuova ripartenza. Qual è il suo stato d’animo?
Volendo provare a sintetizzare i sentimenti che albergano in me in vista del nuovo servizio a Pralboino, non trovo espressione più adatta di quella che Sant’Agostino ha coniato nei suoi discorsi: “Canta e cammina” . Nel mio itinerario sacerdotale quella che mi appresto a vivere è una tappa importante. So che c’è una comunità che mi attende affinché io sappia camminare accanto a nuovi volti nel processo di incontro quotidiano con il Signore. In questo procedere nel tempo sarà importante il canto, come espressione di lode e di gioia per il tempo che viene dato a tutti per ascendere al monte del Signore. Ma sarà anche canto di supplica quando insieme ci aiuteremo a portare le croci inevitabili della quotidianità.
La sua biografia, come quella dei confratelli, conferma che quella del sacerdote è una vita fatta da tante ripartenze. Dove si trova la forza per iniziare ad amare sin da subito la nuova comunità a cui si è mandati?
Siamo uomini e viviamo come tutti gli altri la sofferenza del distacco, ma c’è qualcosa che si spinge ad aprire il cuore sin da subito alle nuove comunità che siamo chiamati a servire. Per quella che è la mia storia personale, posso dire che trovo conforto e forza nell’espressione del salmo 22 “Tu sei con me”. Avere la certezza che il Signore cammina con me mi dà la forza e la serenità per affrontare ogni nuova ripartenza.
Il parroco che si appresta al servizio a Pralboino quanto è cambiato da curato che nel 1987 iniziava il suo cammino a Palazzolo?
Se guardo a quello che è stato il mio percorso sacerdotale posso dire di avere camminato molto sul piano della capacità dell’ascolto. I primi anni da curato sono stati quelli dell’entusiasmo, della voglia di fare, del desiderio di mettersi al lavoro, propensioni tipiche della giovane età. Col tempo mi sono reso sempre più conto dell’importanza della dimensione dell’ascolto, dell’attenzione alle persone che hai davanti, che chiedono relazioni. Se mi guardo indietro, però, mi accorgo che si è trattato di un cammino naturale, probabilmente nient’altro che una declinazione diversa e più matura di quell’entusiasmo degli anni giovanili.
Cosa porta a Pralboino delle esperienze pastorali vissute e in cosa, invece, pensa che la nuova comunità potrà arricchirla?
Arriverò a Pralboino, così come ho sempre fatto in tutto il corso della mia vita sacerdotale e nelle esperienze di servizio alla comunità a cui il vescovo mi ha destinato, portando nel cuore quanto scrive San Paolo nella seconda lettera ai Corinti: “Noi siamo i collaboratori della vostra gioia”. In questo tempo segnato da tanta sofferenza mai cura sarò quella di ascoltare, camminare e portare la speranza.
C’è un versetto del Vangelo al quale è particolarmente legato?
Ricordo volentieri il brano di Luca 24, 13-35, quello del cammino dei discepoli di Emmaus. Il cammino, in tutte le sue declinazioni è iscritto nel codice genetico di ogni uomo. Il cammino si rivela pertanto una necessità della vita. Gesù si unisce a loro perché il loro cammino materiale diventi un cammino di fede che li porti ad essere persone attive, che trovino una risposta ai loro interrogativi. Anche noi possiamo diventare “viandanti risorti”, se la sua Parola riscalda il nostro cuore, e la sua Eucaristia ci apre gli occhi alla fede e ci nutre di speranza e di carità.