Don Valerio: Dio è presente in ogni cosa
Don Valerio Mazzotti, la nuova guida delle comunità di Dello e Quinzanello, si racconta in questa intervista
Nel suo ministero ha svolto fino ad ora diversi servizi. Che cosa ha imparato dalle sue precedenti esperienze?
La mia prima esperienza, da sacerdote novello, è stata a Rezzato San Carlo. E’ stata una bella esperienza, con un parroco molto paterno, che mi ha comunicato la bellezza dell’essere sacerdote, dell’essere vicino alla gente, comprensivo, attento alle necessità e attento a non giudicare, ad accogliere, e a non pensare mai che le persone siano fatte a fotocopia, perché sono invece tutte belle e originali. Questo mi ha arricchito molto. Ho conosciuto persone belle che mi hanno aiutato, un poco alla volta a diventare quello che sono.
Poi l’esperienza in Valsabbia e Villanuova sul Clisi e Prandaglio.
È stata un’esperienza lunga, sette anni. Sono cresciuto anche li nella conoscenza delle persone. Stando tanto in oratorio, a contatto con i ragazzi, con i giovani. Li ho scoperto anche la bellezza dell’accostare i giovani adulti, le famiglie, con i loro figli, e poi anche, in questo percorso di vita, incontrare momenti di fatica e di dolore. Magari per persone conosciute e scomparse, o in famiglia per persone dipartite. Cose che hanno messo alla prova la mia fede, ma che poi mi hanno anche molto rafforzato. Anche questa è stata una bella esperienza, e porto con me, ancora adesso, delle bellissime amicizie.
A Rovato invece ha sperimentato il lavorare insieme in più parrocchie.
A Rovato sono stato chiamato in aiuto del parroco don Gian Mario Chiari, che purtroppo versava già in malattia avanzata. Sono entrato con i piedi di piombo in questa realtà, ma sempre molto disponibile ad accogliere le persone, ad avere un sorriso un po’ per tutti. E anche con gli altri sacerdoti mi sono trovato davvero bene, mi sono trovato accolto. In questo clima ho lavorato nei più disparati settori: ho accostato i giovani adulti che si preparavano al matrimonio; giovani famiglie che desideravano portare al battesimo i loro figli; ho condotto e accompagnato tante persone a salutare i loro cari. Tutto questo ha creato un bel clima, una crescita interiore che sono contento di mettere adesso a disposizione delle nuove comunità da parroco. Essendo presente pienamente e conoscendo le persone, accostandole, amandole, custodendole e portandole anche a fare un cammino insieme.
Questa don Valerio è la sua prima esperienza da parroco: è maggiore la preoccupazione o la fiducia positiva per questo nuovo incarico?
Tanta è la trepidazione, ma c’è anche la gioia per questo nuovo incarico, questo nuovo compito: diverso sicuramente per gli impegni che chiederà, ma anche desiderato. Quindi preoccupazione, ma anche tanta gioia.
Quale sarà la cifra del suo impegno pastorale a Dello e Quinzanello? C’è qualche aspetto che intende sottolineare?
Camminare insieme è importantissimo, e cercherò, prima di tutto, prima di progettare qualcosa, di percepire che cosa sta intorno a me. Che siano le vere esigenze di un cammino insieme. Non inventerò grandi cose, cercherò di percepire quali sono quegli aspetti sui quali si sta già camminando e quelli che potrebbero diventare degli spunti per un percorso che spero duri alcuni anni.
C’è un santo che le è più vicino, che le è più di riferimento, al quale si è più affidato in questi anni?
Uno è San Francesco d’Assisi. Mi piace la sua figura, e nella sua figura la povertà, la radicalità, la sua capacità di contemplazione e nello stesso tempo di agire verso i più poveri e verso i più piccoli. E poi mi piace tantissimo Don Bosco. Forse perché l’ho conosciuto da ragazzino nel seminario e poi man mano mi ha accompagnato con questa idea dei sogni che portano dentro di sé un messaggio divino. Non dico di avere fatto sogni di questo genere, ma sicuramente nell’accadere di ogni giorno so cogliere un po’ questa presenza di Dio nella vita che conduce l’azione di ogni giorno.
C’è un versetto del Vangelo al quale è particolarmente legato?
Il mattino nel quale sono stato chiamato dal segretario del Vescovo mi ricordo che si leggeva il Vangelo di Giovanni, (21,15-19) in cui Gesù chiedeva: “Simone Pietro, mi ami tu più di costoro?”; e poi conclude per tre volte “Pasci le mie pecore”: dai da mangiare alle mie pecorelle. Prima preoccupati di loro. Se ti preoccupi di loro allora sarai un vero pastore.