Don Mussinelli: Stare dentro la comunità
Dalla città alla Bassa. Don Fausto Mussinelli è il nuovo giovane parroco di Borgo San Giacomo e di Santa Maria Maddalena in Acqualunga. In questi anni ha incontrato molte persone, laici e sacerdoti, e con loro ha fatto un tratto di strada, facendo tesoro di questi incontri. Nato nel 1980 ed originario di Cogozzo, è stato ordinato nel 2005 dal vescovo Giulio Sanguineti. In quell’anno la Chiesa bresciana accolse 11 nuovi presbiteri. Don Fausto Mussinelli nel corso del suo ministero sacerdotale ha svolto i seguenti servizi pastorali: curato a San Zeno Naviglio (2005-2010); curato a Botticino Sera, Botticino Mattina e San Gallo (2010-2012) e curato, dal 2012, alla Badia e al Violino, nella zona ovest della città. Ora sta per cominciare il suo cammino a Borgo San Giacomo dove succede a don Renato Baldussi e, nell’ultimo periodo, all’attuale amministratore parrocchiale, don Pierino Boselli. Sui nostri canali social la notizia della sua nomina, nel giro di pochi minuti, è diventata virale. Sulla pagina Facebook si possono leggere, infatti, molti commenti, in particolare dei fedeli della prima comunità, San Zeno Naviglio, dove ha iniziato il suo cammino sacerdotale, e della comunità di destinazione che lo “attende a braccia aperte”. Don Fausto ora sarà chiamato a guidare due comunità sulla scorta anche dell’esperienza vissuta nell’unità pastorale a Botticino e poi in città. Nei prossimi mesi avrà l’opportunità di conoscere la nuova parrocchia per iniziare a camminare insieme.
Don Fausto, cosa porta nel cuore del percorso che ha svolto finora?
Sicuramente porterò sempre con me le esperienze che ho avuto la possibilità di vivere in questi quindici anni da curato. I volti delle persone che ho conosciuto, la condivisione, l’incontro con gli altri e lo spirito di comunità che ho visto in tutti i luoghi in cui sono stato sacerdote. Col passare degli anni ho colto l’importanza di tutto questo, poiché crea una dimensione collaborativa, fraterna e di comunione. C’è anche a volte la fatica di non saper ascoltare, ma sempre l’impegno nel cercare di farlo.
Ha un progetto o un’attenzione pastorale per il nuovo cammino che l’attende da parroco delle due realtà?
Questa sarà la mia prima esperienza come parroco. Sinceramente, quello che sto facendo in questo periodo è cercare di raccogliere il più possibile i consigli di chi è intorno a me ed è solidale. Penso che sia fondamentale stare all’interno della comunità e capirne le necessità, i bisogni e le eventuali difficoltà. Credo che non si debba avere fretta nel compiere le scelte, ma che sia importante fermarsi, anche solo un attimo, e pensare alle esigenze degli altri e di noi stessi. Sicuramente questo sarà uno dei punti su cui focalizzerò il mio sacerdozio. Una volta che si crea questo tipo di rapporto, ovvero un rapporto non preconfezionato, ma spontaneo, è possibile costruire insieme qualcosa di solido e forte, che possa durare nel tempo e resistere alle sfide che la vita ci propone ogni giorno.
C’è un versetto del Vangelo al quale lei è particolarmente legato?
Sì, c’è una frase del Vangelo che porto con me fin da quando sono stato ordinato sacerdote. Si tratta di uno dei passaggi più famosi: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi. Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. Poi Gesù disse: questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti. In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio”. Sono dei versetti semplici, che siamo abituati a sentire durante la Messa fin da quando siamo bambini e che fanno parte del Vangelo di Matteo. Da un lato si trova ovviamente l’idea eucaristica del dono del corpo e del sangue di Gesù. Dall’altro, invece, appare la figura del sacerdote, che si immedesima in queste parole e che si trova a spendersi per gli altri e a ritrovare nelle parole di Gesù la forza di aiutare il prossimo.