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Rovato
di VITTORIO BERTONI 06 ago 2020 10:04

Don Metelli: Il Vangelo non è un peso

Don Mario Metelli è la nuova guida spirituale delle parrocchie di S. Maria Assunta, S. Giovanni Bosco, S. Andrea Apostolo e S. Giuseppe a Rovato, di S. Giovanni Battista a Lodetto e di S. Maria Annunciata a Bargnana. Succede a mons. Cesare Polvara. Classe 1955 e ordinato nel 1979, don Mario è originario della parrocchia di San Vigilio. Nel corso del suo ministero sacerdotale è stato curato a Chiesanuova (1979-1987) e a Ospitaletto (1987-1999), parroco di S. Maria a Erbusco (1999-2009), di Travagliato (2009-2013) e di Berlinghetto (2013-2019). L’ingresso ufficiale di don Mario nella capitale della Franciacorta avverrà a settembre. Nel frattempo, a guidare la comunità come amministratore sarà don Giuliano Massardi, vicario zonale e parroco di Villa di Erbusco.

Don Mario, come è maturata la vocazione sacerdotale?

Non ci sono un motivo o una esperienza particolari. È stata la risposta ad una chiamata che si capisce piano piano, giorno dopo giorno. Un desiderio che è cresciuto insieme a me. Sono entrato in seminario in prima media e ho fatto tutto il percorso con serenità.

Ha vissuto tante esperienze in 40 anni di sacerdozio. Qual è lo stato d’animo con cui affronta le nuove ripartenze?

Lasciare per ricominciare. Un po’ di sofferenza ci sta. Anche un po’ di fatica per ristabilire relazioni. Ma serve anche un po’ a rigenerarsi. Ho fatto tutte esperienze molto belle e positive, nelle quali sono riuscito a esprimere quello che sono e a raccogliere tanto anche dalle comunità in cui ho vissuto e operato. Ricominciare fa bene a se stessi come preti e anche alle parrocchie, nonostante le difficoltà e l’età che avanza. Naturalmente ci si fida della provvidenza, perchè se si fa conto solo sulle proprie forze possono venire tanti dubbi. Da ogni esperienza mi porto dietro qualcosa che investo all’inizio nella comunità nuova, il resto si costruisce quotidianamente con quello che si trova. Si cerca di coniugare insieme l’esperienza raccolta in precedenza e di calarsi in quella nuova, rispettando le caratteristiche di ognuno.

Cosa si aspetta di trovare a Rovato?

Troverò una bella realtà costituita da sei parrocchie, che è la cosa che mi preoccupa di più. Non è così facile e scontato gestire nel modo migliore tante realtà, ognuna delle quali ha le proprie esigenze che vanno rispettate. Dovrò capire cosa è stato fatto, cosa si è già costruito, quello che andrà costruito e quello che si potrà costruire, insieme agli altri sacerdoti che mi aiuteranno.

Che cosa ha significato per un sacerdote questo periodo di emergenza sanitaria?

È stato un periodo difficile che ha segnato anche noi preti. Si tratta di riscoprire la nostra presenza nella semplicità, nel silenzio e nell’umiltà, una presenza più vicina e umana. Gli aspetti di vicinanza che forse erano diventati un po’ troppo superficiali vanno recuperati nel loro significato più profondo.

C’è una figura di Santo che ha ispirato il suo cammino?

Sicuramente S. Giovanni Bosco. In oratorio ho passato 20 anni come curato e anche la prima esperienza di parroco a Erbusco in cui ero da solo. Sono cresciuto all’ombra dei Salesiani e in oratorio insieme ai ragazzi ci sono sempre stato molto volentieri.

E un brano del Vangelo al quale è particolarmente legato?

A parte la frase dell’ordinazione che ci illumina e accompagna la nostra vita sacerdotale nel mettersi al servizio degli altri, ricordo i versetti del capitolo XI di Matteo: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. Lo penso per me stesso, anche di fronte a questo nuovo impegno: un giogo che se è preso insieme al Signore diventa leggero e bello da portare. Ma lo penso anche per gli altri, è lo scopo della vita di noi sacerdoti, il nostro compito, la nostra missione. Spero che anche gli altri accolgano il Vangelo non come un peso, una cosa da evitare, ma un giogo bello da portare. Vale anche per la chiamata del Vescovo che si accetta senza farsi troppe domande, con semplicità, con umiltà.

VITTORIO BERTONI 06 ago 2020 10:04