Da Tiepolo a Celesti: 365 giorni
Giambattista Tiepolo e Andrea Celesti sono i due maestri dell’arte protagonisti in questo 2023, anno di Bergamo Brescia Capitale della cultura, nella parrocchia di Verolanuova. Grazie a due famiglie del paese, i quattro grandi teleri sono stati restaurati e resi protagonisti di due eventi: “A tu per tu con Tiepolo” finito a giugno e, fino al 25 febbraio, “A un passo da Celesti”. Due momenti di condivisione dell’arte che hanno permesso di far conoscere le bellezze verolesi. Con il parroco, don Lucio Sala, abbiamo parlato del coinvolgimento della comunità in questo percorso culturale che ha di fatto valorizzato le opere della Basilica.
Don Sala, quanto è stato importante questo anno della cultura?
Le opere che ci sono nella nostra chiesa sono tutte di un certo spessore e partecipare all’anno della cultura ci ha permesso di mostrare le bellezze della nostra basilica, portando le persone dentro a essa per conoscere le opere custodite al suo interno. È stato bello cogliere lo stupore e la meraviglia di coloro che entravano.
Quanto sono stati importanti i benefattori?
L’azione delle famiglie benefattrici è un segno di attenzione alle bellezze e, accanto ad altre iniziative, comprese quelle sociali, la custodia dell’arte è segno di sensibilità e questo significa che noi possiamo permetterci di avere un tale patrimonio, ma anche di saperlo e poterlo custodire”.
Cosa hanno rappresentato i 16.000 visitatori al Tiepolo?
Tanto, e si è visto da parte della popolazione e dei commercianti un entusiasmo che era legato all’iniziativa. Non poche persone hanno ringraziato la parrocchia e l’amministrazione per aver messo in movimento il paese che è sempre stato attivo, ma forse il post covid aveva rallentato un po’ e c’era bisogno di un’iniezione di entusiasmo per riprendere. Anche l’apertura del Comune con visite, grazie all’amministrazione e all’assessore Carlotta Bragadina hanno dimostrato che c’è tanto da vedere a Verolanuova.
E la figura di Andrea Celesti?
Con Celesti si chiude l’anno culturale e se la parrocchia ha potuto fare quel che ha fatto è stato perché chi è venuto prima di noi ha custodito la Basilica. Noi ci siamo occupati di quattro tele, ma qualcuno, prima di noi, ha sistemato le altre, gli altari, a segno che il percorso di cura viene da lontano. La speranza è che questa strada resti aperta e che questo avvicinarsi all’arte sia un modo anche di avvicinarsi e riscoprire la pienezza della fede. Si spera che i soggetti religiosi dipinti possano essere un’esperienza non solo museale ma, per quanto possibile, mi piacerebbe vedere, nella strada aperta con l’anno della cultura, un cammino di crescita spirituale grazie anche al ruolo e all’aiuto dei volontari.