Cristo guida i nostri passi
Don Endrio Bosio, classe 1968 e originario della parrocchia di Cologne, è il successore di don Luigi Pellegrini a Rudiano. In questa intervista si presenta
Nel corso del suo ministero, don Endrio è stato curato a Castel Mella (1993-1995, curato a Corti (1995-2003), curato a San Barnaba in città (2003-2004), curato a Montirone (2004-2012) e dal 2012 guida la parrocchia di Cossirano. Ha svolto servizi diversi in zone differenti della nostra Diocesi, come valuta queste esperienze?
Le esperienze sono state molto varie. Sono passato dall’hinterland di Brescia al Lago d’Iseo e alla Bassa... Le comunità hanno storie e mentalità diverse. Per me è stato sicuramente un arricchimento, e di questo ringrazio il Signore, nella fede, perché ho incontrato testimonianze di santità e di fede vissuta nel quotidiano. Ho sperimentato anche le fatiche, perché viviamo un tempo di grandi cambiamenti culturali. Vivere il Vangelo oggi è una fatica ma anche una bella sfida.
A Cossirano ha trovato una comunità piccola con una sua identità?
Cossirano è una frazione (il Comune è Trenzano) che richiede molte sfide, soprattutto per quanto riguarda l’oratorio e i giovani. La pratica religiosa e il legame con la comunità cristiana sono molto forti tra gli adulti. Abbiamo cercato di rendere significativo l’oratorio e di renderlo parte di un territorio. Credo che il lavoro preventivo ed educativo in alcuni ambienti sia ancora più fondamentale laddove ci sono la tossicodipendenza e altri problemi forti. L’oratorio non è solo la catechesi ma è anche il luogo dove si investe nelle giovani generazioni. E credere e investire nei giovani rappresenta ancora oggi la sfida più grande di questa comunità.
Dio parla agli uomini anche attraverso alcuni testimoni. Nel corso del suo cammino ci sono state delle figure significative?
Non posso dimenticare i parroci con cui ho collaborato: don Tommaso Melotti e il defunto don Gianfranco Lazzaroni con i quali ho condiviso l’esperienza bellissima di Costa Volpino con un rapporto di familiarità; don Danilo Vezzoli con il quale ho vissuto, insieme ai ragazzi, esperienze di volontariato internazionale e mi ha fatto comprendere che la carità è un’opportunità per crescere nella fede. Ho incontrato anche tanti laici significativi (ammalati, famiglie...) che hanno aiutato il mio cammino di fede. Anche noi sacerdoti abbiamo la nostra chiamata a dire sempre di sì ogni giorno. La Parola che annunciamo diventa importante perché la vediamo diventare efficace e vissuta nella comunità. La Parola si incarna e diventa esperienza e testimonianza quotidiana.
C’è un versetto o un brano del Vangelo al quale si sente più legato?
Ci sono più frasi che mi stanno a cuore. La prima, dopo l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Pastores dabo vobis, è stata il titolo della nostra ordinazione: “Vi darò pastori secondo il mio cuore”. E questo rappresenta un punto di riferimento. Poi scelgo il brano della casa sulla roccia, cioè aver sempre presente davanti a noi l’immagine, l’esperienza, la figura di Cristo, perché senza di lui tutto si svuota e diventa insignificante: è lui che realmente deve guidare i nostri passi. Abbiamo bisogno di recuperare un rapporto molto stretto con Cristo. Non sono parole vuote, ma si sente la necessità di avere un legame sempre più forte con la Parola di Dio. La comunità cristiana deve leggere insieme la Parola, ognuno di noi deve poter narrare la sua storia che va riletta alla luce della Parola
Quali saranno le attenzioni pastorali?
Come dice Papa Francesco il tempo è superiore allo spazio: non è importante fare tante iniziative, ma lo stare insieme, il condividere, il pregare insieme... Non mi prefiggo tante cose. Vorrei lasciarmi prendere per mano dalla comunità che ha una storia che va rispettata e che ha una sua organizzazione che non va stravolta. Ciò che conta è lo stare con loro davanti al Vangelo. Parliamo sempre di discernimento e di sinodalità, ma alla fine tutto nasce dallo stare insieme, dal volersi bene. Il resto viene da sé. Dovrò allenarmi molto a essere umile. Chiedo al Signore di darmi una grande capacità di ascolto per stare accanto alla comunità.