Coldiretti: oggi si "munge" a Piazza Affari in difesa del latte "Made in Italy"
“Un giorno da allevatore” è il tema della manifestazione promossa da Coldiretti. L’appuntamento è per oggi venerdì 6 febbraio, in Piazza Affari a Milano dove, a due passi dalla sede della borsa, gli allevatori posizioneranno mucche finte a dimensioni naturali
Qual è il significato di questa manifestazione e come si svolgerà?
Da un lato noi abbiamo i consumatori che vengono fortemente penalizzati indipendentemente dall’andamento del mercato e dall’altro abbiamo le aziende agricole, zootecniche, che hanno fatto grande il nostro comparto agroalimentare, aziende in una forte situazione di difficoltà economica.
Come si svolgerà la giornata?
Con noi oggi avremo il presidente della Regione Roberto Maroni, l’assessore all’agricoltura Gianni Fava, il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, il rappresentante di slow food Carlo Petrini, oltre al rappresentante dei consumatori che con noi ha creato un continuo rapporto di confronto e dialogo Rosario Trefiletti. Si sta verificando una situazione di difficoltà, paragonabile ad altri settori, ma senza che ce ne siano le motivazioni: sei mesi fa noi prendevamo un litro di latte pagando alla stalla circa 44 centesimi, oggi siamo in un momento in cui, nell’arco di 6 mesi, è stato diminuito il prezzo di più del 20%. Siamo passati dai 44 centesimi ai 34 centesimi con un’ulteriore volontà di diminuire il prezzo, nonostante i consumatori continuino a pagare quello che pagavano 6 mesi fa. Quindi: un danno al consumatore, un danno all’impresa agricola, ovviamente con qualcuno, nel mezzo, della filiera produttiva, che sta speculando.
Per quanto riguarda gli allevatori bresciani il quadro come si presenta?
IL quadro è drammatico. Noi abbiamo una situazione dove la zootecnia è sempre stata il pilastro portante della nostra agricoltura. Oltre al comparto lattiero caseario, non di meno quello zootecnico, sta attraversando una crisi senza precedenti. Una crisi nata da una volontà di alcune multinazionali, tutto ciò che era distintivo, che era basato sulla qualità, sulla conoscibilità del prodotto da parte del consumatore di quelle che erano le nostre grandi eccellenze: penso al prosciutto di Parma o al San Daniele, al Grana padano e al Parmigiano Reggiano e ad altre dop sul territorio. Questa volontà spinge a puntare a prodotti di bassissima qualità che hanno come unico elemento comune la quantità in termini di disponibilità di prodotto, andato in controtendenza rispetto a quello che il nostro Paese ha saputo rappresentare nel comparto agroalimentare.
Cosa chiedete alla politica e, nello specifico, all’Europa?
Siamo in un’Europa unita, ma solo nella forma, perché poi ogni Paese si muove, interpreta la legge, a modo suo, operando una concorrenza sleale ingiusta. Basti pensare ai controlli di carattere qualitativo (e per fortuna che li abbiamo), negli altri paesi non esistono nemmeno lontanamente. Parliamo di Paesi come la Germania, la Spagna e la Francia. L’Italia si è contraddistinta per la qualità dei suoi prodotti e laddove dovesse intraprendere un percorso basato solo sulla quantità, eliminando tutto ciò che distintivo c’è, è chiaro che saremmo perdenti rispetto a Paesi che riescono a produrre molto più di quello che produciamo noi, anche per una situazione di carattere territoriale diversa. La Germania produce tre volte il latte che produciamo noi, idem, pressappoco la Francia. Colgo l’occasione per ringraziare tutti quei consumatori che nei prossimi giorni porranno particolare attenzione, quando andranno a fare la spesa, nello scegliere prodotti che realmente sono italiani. L’invito è di leggere di più le etichette, che vuol dire mantenere e dare posti di lavoro e sviluppo anche al nostro Paese.
ROMANO GUATTA CALDINI
06 feb 2015 00:00