Chi bussa alla nostra porta?
Tre serate di riflessione che si terranno nel teatro dell’oratorio San Giovanni Bosco di Castelcovati nel mese di marzo. Tra gli ospiti, don Virginio Colmegna
L’immigrazione al centro. È questo il tema di “Chi bussa alla nostra porta?”, il ciclo d’incontri organizzati dalla zona pastorale di San Filastro, che copre i territori della bassa occidentale e dell’Oglio. Tre serate di riflessione con inizio alle 20.30 che si terranno nel teatro dell’oratorio San Giovanni Bosco di Castelcovati nel mese di marzo. Tre anche le parole chiave da cui le serate prenderanno il via: vedere, giudicare e agire, che identificheranno gli interventi dei relatori
Martedì 7 marzo l’incontro verterà sulla rotta balcanica, un reportage ed una testimonianza sull’esodo dei profughi verso l’Europa, analizzati dal photojournalist Livio Senigalliesi, collaborati di grandi testate nazionali ed internazionali come il Corriere della Sera, Repubblica, El Pais e Time Magazine. “Conoscere per capire… Immigrati, evento che c’interroga” sarà il tema di martedì 14 marzo, che vedrà come relatore Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas italiana, che sottolineerà quanto sia importante conoscere la storia personale ed i motivi che hanno spinto i migranti ad abbandonare il loro paese. A concludere il ciclo d’incontri organizzati con la collaborazione della Caritas diocesana sarà don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità di Milano, che lunedì 20 marzo spiegherà ai presenti l’importanza di agire. “Mano nella mano” infatti sarà una riflessione per non restare indifferenti ed inoperosi davanti agli appelli e alle richieste di aiuto da parte di chi soffre.
Tre serate che offriranno tanti spunti di riflessione, seguendo le indicazioni di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non solo dire «Coraggio, pazienza!»”.