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Castrezzato
di SERGIO ARRIGOTTI 14 mag 2015 00:00

Case abbandonate e sempre meno appetibili

Tra via Passanante e la nuovissima via San Martino, appena asfaltata in un comparto di recente urbanizzazione, cinque/sei anni fa sono state costruite delle abitazioni che sono sempre rimaste vuote: le porte sono aperte, le finestre divelte

Sono lì, sono vuote, sono aperte. A Castrezzato ci sono delle case. Finite di costruire da tempo, da cinque, sei anni. Edificate pare da un imprenditore del sud Italia con cui oggi è difficile se non impossibile parlare. Abbandonate al loro destino. Un intero complesso residenziale composto da due palazzine su tre livelli, almeno venti appartamenti, che nessuno vuole, di cui nessuno rivendica la paternità, lasciati a se stessi in evidente, progressivo, stato di degrado. Ci passano vicino in tanti. Sono inserite in uno dei nuovi quartieri residenziali del paese.

Tra via Passanante e la nuovissima via San Martino, giusto appena asfaltata in un comparto di recentissima urbanizzazione. Sulla strada l’asfalto scuro appena steso e le righe bianche immacolate dei parcheggi, e a ridosso le erbacce alte due metri, i detriti, i ferri, le assi, gli scarti dell’edilizia a portata di tutti. Perché il fatto è che queste case sono pericolose, il cantiere è completamente aperto, incredibilmente privo di qualsiasi recinzione. Tutti ci possono entrare. I bambini giocando ci possono entrare. Gli adulti curiosi, qualche malintenzionato. Qualche giovane in cerca di avventura. A qualsiasi ora del giorno e della notte. Le porte per lo più sono aperte, le finestre spesso divelte, i vetri asportati. Per terra di tutto e di più. Dai pallet ai ferri del cemento armato, dalle canalette dell’energia elettrica ai resti e pezzi degli infissi. Nei garage saracinesche spesso alzate. E anche qui residui di tutto. È questo che sconvolge del cantiere: il suo totale abbandono in mezzo a villette nuove che lo circondano da ogni angolo; a pochi passi da un nuovo ipermercato con ampio e relativo parcheggio. Famiglie che vanno e vengono tutti i giorni. Abbandono a tutti e da tutti. Non c’è recinzione, non c’è cartellonistica che afferma essere proprietà privata e avvisa che è vietato l’ingresso; non c’è nessuna catena da scavalcare.

Si entra e basta. Non vi è nemmeno nessun cartello che spieghi, che illustri, che dica chi l’ha costruito e quando, con quale permesso edilizio. Anche l’agenzia immobiliare incaricata della vendita, la Torre di Castelcovati, di recente ha tolto i propri manifesti dal cantiere. Di quelle case tanto non si è venduto e non si vende nulla, e ogni giorno che passa sono sempre più impresentabili. Anche il Comune, almeno ufficiosamente, non ne sa nulla, non c’entra nulla. Ma le case ci sono, sono lì, a plastica e concreta, dimostrazione dell’esistenza di un periodo in cui si pensava di costruire e vendere tutto; a memento della crisi continua, tragica e terribile, dell’edilizia, e proprio in un paese che tanto ha vissuto e prosperato e si è arricchito proprio con il mattone.
SERGIO ARRIGOTTI 14 mag 2015 00:00