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Brescia
di R.GUATTA CALDINI 09 mar 2016 00:00

Acli. L'eredità di Roberto Rossini

Cambio della guardia alla guida delle Acli provinciali. Dopo otto anni Roberto Rossini lascia la presidenza. Il 12 e il 13 marzo si terrà il 25° congresso della realtà di via Corsica

Cambio di guardia alla guida delle Acli provinciali. Dopo otto anni Roberto Rossini lascia la presidenza. Il 12 e il 13 marzo si terrà il 25° congresso della realtà di via Corsica. Per l’occasione abbiamo rivolto qualche domanda al presidente uscente.

Rossini, può tracciare un bilancio di questi anni di presidenza?
Sono stati anni duri che hanno coinciso con la crisi economica. Sono stati anni caratterizzati da una riflessione sul mondo del lavoro, sulla crisi del welfare. In questi anni ci siamo spesi su due fronti, da un lato le opere dall’altro il pensiero. Per quanto concerne il primo si è cercato di costruire dei servizi attraverso le nostre imprese, il Caf e il Patronato in particolare, per fornire ai lavoratori un sostegno, qualche possibilità per uscire dalla crisi. Sull’altro versante, essendo le Acli un’associazione di pedagogia sociale, come ricorda il nostro statuto, abbiamo lavorato sulla formazione inerente temi quali la Dottrina sociale della Chiesa piuttosto che l’individualismo dei nostri tempi proponendo riflessioni su un “io” più comunitario finalizzato alla costruzione di un “noi”, di una comunità. Opere e pensiero, quindi, in linea con quanto fatto dai nostri predecessori.

Quali sono le battaglie vinte dalla Acli durante la sua presidenza?
Fra le sfide vinte figura sicuramente il fatto che siamo riusciti a mantenere gli stessi livelli occupazionali. Le Acli hanno circa 200 lavoratori e siamo riusciti a conservarli. Purtroppo non siamo riusciti a creare nuovi posti di lavoro. Un’altra sfida vinta è il mantenimento della qualità dei servizi offerti, abbiamo inoltre combattuto alcune buone battaglie, come quella per l’acqua pubblica, quella sulla formazione professionale senza dimenticare la battaglia, ancora in corso, per contrastare le ludopatie. Si tratta di una battaglia durissima. Non so se riusciremo a vincerla, ma va combattuta perché riguarda anche i lavoratori che si giocano interi stipendi... Ricordo poi le iniziative sul territorio realizzate per spingere i Comuni a mantenere livelli di welfare quanto meno decente. Dove siamo cerchiamo di sostenere i Comuni, gli amministratori che a loro volta sostengono il welfare.

Per quanto riguarda le sfide che lascia al suo successore... Rimangono grandi sfide, c’è sempre quella del lavoro, una grande sfida perché attraverso il lavoro l’uomo realizza se stesso e fornisce gli strumenti alla propria famiglia per crescere. Lascio anche una sfida culturale profonda: rendere questa società un po’ più solidale. Guardiamo un cosa sta accadendo con il tema dell’accoglienza ai profughi... Abbiamo una parte della popolazione che si sta muovendo, con solidarietà, ragionando sul fatto che è proprio la solidarietà a tenere insieme la società. Dall’altra abbiamo una fetta della popolazione che fa un po’ più di fatica a fare questo ragionamento. È una sfida culturale: convincere i nostri concittadini del fatto che, o la società è solidale e offre diritti, ovviamente a fronte dei doveri, a tutti, oppure è una sconfitta per tutti.

Il Congresso si terrà all’Istituto Paolo VI di Concesio. Una scelta non casuale…
Abbiamo scelto appositamente l’Istituto Paolo VI, per ricordare la memoria di questo grande Papa bresciano che per altro è stato fra i Pontefici che hanno contribuito alla nascita delle Acli su tutto il territorio. A quel tempo non era ancora Papa, ovviamente, era il Segretario di Stato Giovanni Battista Montini. Al congresso sono attesi circa 230 delegati per discutere di diversi temi. Il congresso non elegge direttamente il nuovo presidente, elegge il consiglio attraverso il quale si giungerà al nome del nuovo presidente. Credo che saranno giornate tranquille, le Acli bresciane sono una realtà abbastanza coesa che ha sempre discusso molto, i temi del resto sono tanti, ma non c’è mai stata una corsa al personalismo, all’occupazione di una poltrona. Penso che si troverà una soluzione ragionevole, fra le persone giovani che possono portare avanti la nostra associazione.
R.GUATTA CALDINI 09 mar 2016 00:00