Pollini: Brescia è una famiglia
La firma del primo contratto da professionista è arrivata nell’agosto dello scorso anno, ma Lorenzo Pollini preferisce “tenere i piedi per terra, perchè ho ancora tanto da imparare e da dare”. Classe 2006, il giovane playmaker di Padenghe sul Garda, dopo l’esperienza del minibasket al Nbb, è passato al settore giovanile della Pallacanestro Brescia: un percorso iniziato nell’Under 13 e concluso con l’approdo in prima squadra.
Quando è nato l’amore per la pallacanestro?
Da piccolo, ho sperimentato diversi sport. Capito che il karate non faceva per me, ho deciso di provare la pallacanestro, visto che la palestra si trovava proprio fuori dalla mia scuola. È stato un colpo di fulmine. Dopo l’esperienza al Nbb di Padenghe, sono entrato nelle giovanili della Pallacanestro Brescia e, di categoria in categoria, ci sono rimasto fino a raggiungere la prima squadra.
La Germani è la tua famiglia...
Per me, Brescia è come una famiglia. Da piccolo, andavo a vedere le partite della prima squadra e pensavo che sarebbe stato un sogno far parte di questa società. Negli anni, poi, sono riuscito a creare dei bei rapporti di fiducia con tante persone. In particolare, ho legato con Pietro Rossi, oggi coach dell’Under 19, e Gianpaolo Alberti, in questa stagione terzo allenatore della Serie A. Entrambi li conosco da tantissimo tempo. Mi hanno dato e mi stanno dando molto.
Quando hai capito che il tuo sogno si stava realizzando?
Ho sempre cercato di vivere ogni anno con l’obiettivo di migliorarmi, per scalare le gerarchie passo dopo passo. Quando ho realizzato che il passaggio dall’Under 19 alla prima squadra fosse davvero possibile, mi si è aperta la mente. Ho continuato a lavorare sodo e, quest’estate, mi hanno proposto il primo contratto. Quando ho firmato è stato rassicurante. Già l’anno scorso, quando c’era qualche assenza, mi convocavano in prima squadra. A scuola, però, ci dovevo andare lo stesso, ma gli allenamenti erano al mattino, per cui saltavo due o tre giorni alla settimana. Ho deciso quindi di scommettere tutto sulla pallacanestro e quando è arrivata la proposta è stato un sogno. Adesso sono un giocatore professionista per cui posso concentrarmi esclusivamente sulla pallacanestro.
L’esordio in Serie A è stato a Varese e il primo punto è arrivato con Napoli...
Quando entri in campo, non senti più nulla. La concentrazione è massima. Diverso, invece, è stato fare il primo canestro: tutti mi hanno abbracciato, ero emozionatissimo e mi tremavano le mani.
Che rapporto hai con capitan Della Valle?
Un bellissimo rapporto. Sono ormai due anni che mi segue, mi aiuta e mi sfida per farmi migliorare.
Ti è capitato di giocare o incontrare sui campi i tuoi idoli?
Sì, molte volte. Per esempio, quando abbiamo giocato con Bologna, ho marcato Pajola ed è stato surreale: non mi sarei mai immaginato potesse succedere. Oppure, domenica scorsa, abbiamo sfidato Pistoia, dove gioca Marco Ceron. Mi ricordo che quando giocava a Brescia si era fatto male proprio disputando una partita casalinga e io ero sugli spalti: vederlo in campo è stato emozionante.
Hai già programmi per il futuro? Pensi di poter intraprendere qualche esperienza internazionale, magari negli Stati Uniti, patria del basket?
Dipenderà dalle offerte. Tuttavia sì, sto considerando la possibilità di andare all’estero, magari in un college americano, per imparare e crescere in un mondo completamente diverso dal nostro.
Chi è Lorenzo lontano dal parquet?
In questo momento della mia vita, la pallacanestro è quasi totalizzante. Comunque, ho frequentato per quattro anni il Liceo Scientifico Sportivo, perchè ho una passione per l’anatomia e le discipline sportive. Mi piace anche giocare ai videogiochi.
