Sostenibilità sociale e cessione del credito
Concentrare gli interventi sugli edifici con le prestazioni peggiori riducendo del 16%, nel confronto con il 2020, i consumi energetici del residenziale entro il 2030, e del 20 o 22% rispetto al 2020 entro il 2035. Sono questi gli obiettivi che l’Italia deve raggiungere per ottenere un parco immobiliare totalmente decarbonizzato nel 2050, come richiesto dalla nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici approvata dal Parlamento europeo lo scorso 13 marzo. Una misura che, secondo i dati Siape aggiornati al 20 marzo 2024, a Brescia e provincia su un totale di oltre 265mila edifici (censimento Istat 2011) coinvolge il 38,5% di quest’ultimi, se si considerano solo le attuali classi F e G. Percentuale che aumenta al 52% se si include anche la classe E per un totale di 138 mila edifici.
“Un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050 è un obiettivo molto ambizioso, soprattutto per gli edifici esistenti. Non si può prescindere da un insieme di misure che sostengano questa trasformazione. Gli Stati membri saranno tenuti a offrire strumenti e sostegno fiscale adeguati per affrontare le barriere di mercato, con particolare attenzione ai costi iniziali di ristrutturazione” dichiara il presidente di Ance Brescia Massimo Angelo Deldossi.
La buona notizia è che l’Italia è già in marcia grazie alla scelta dell’Unione europea di includere nel conteggio gli interventi di risparmio energetico effettuati a partire dal 2020. Significa quindi che rientreranno nel computo dell’obiettivo i risultati raggiunti con il Superbonus, permettendo al Paese di collocarsi in una posizione più avvantaggiata rispetto a quella che si prospetterebbe senza considerare i frutti ottenuti con la maxi-agevolazione.
Secondo le stime e proiezioni del Centro studi di Ance, a partire dai dati Enea, mantenendo lo stesso “ritmo” di ristrutturazioni registrato negli ultimi anni, sia come numero sia come efficacia degli interventi, l’Italia sarà in grado di raggiungere entro il 2030 l’obiettivo. Ad oggi quindi la nazione è in piena traiettoria, dato che il 110% ha permesso di ristrutturare ben 460mila edifici in tre anni, dal 2020 fino al 2023. Ora occorre intervenire su circa un milione di edifici in più entro il 2030 e circa altri 400mila dal 2030 al 2035, per una stima complessiva di circa 200 miliardi di investimenti fino al 2035.
Se la volontà è quella di riuscire a raggiungere gli obiettivi entro i prossimi anni, come rimarcato dal presidente Deldossi, bisognerà definire un quadro di incentivi che permettano anche alle famiglie meno abbienti di pianificare e portare a termine le opere di riqualificazione. Secondo i dati del Centro studi di Ance emerge che senza la cessione del credito, la fascia più ricca della popolazione italiana, ovvero il 10%, ha usufruito del 50% delle agevolazioni edilizie, sostanzialmente nel periodo fra il 2010 e il 2020, mentre quella più povera, il 50%, ha utilizzato solo il 10% dei bonus. L’introduzione della cessione del credito ha invece reso più progressivo l’uso delle detrazioni.
“Dell'esperienza del Superbonus non dovremmo concentrarci esclusivamente sugli aspetti negativi, ma riflettere anche sui risultati ottenuti e sulle lezioni apprese. È evidente che per il raggiungimento degli obiettivi ambientali dettati dall’Europa, e che competono al comparto residenziale, i cittadini non possono farcela se lasciati da soli. Per questo si devono prevedere finanziamenti pubblici razionalizzati, indirizzati soprattutto alle famiglie meno facoltose” conclude il leader dei costruttori bresciani.