La burocrazia digitale getta nel caos il sistema
Per Ance Brescia la situazione è critica e occorre urgentemente una soluzione. Il processo fatica a decollare fra un mercato comandato dalle piattaforme, la duplicazione dei sistemi, le pubbliche amministrazioni in affanno e le imprese che rinunciano alla partecipazione
L’associazione bresciana dei costruttori edili lancia l’allarme sulla situazione, in costante peggioramento, generata dallo switch off del 1° gennaio che ha varato il passaggio definitivo alla gestione digitale degli appalti pubblici. In teoria, una mossa lungimirante per modernizzare un settore fondamentale per il progresso del Paese, ma che nella pratica si è tramutato in un millenium bug, portatore di disfunzioni anziché di progresso. Nessuna proroga e nessuna deroga da parte delle istituzioni, il passaggio netto e senza un sistema transitorio di preparazione ha di fatto provocato un blocco del mercato degli appalti e di conseguenza dei lavori.
“Stiamo ricevendo numerose segnalazioni da parte delle nostre imprese della loro rinuncia alla partecipazione alle gare a causa di un sistema complesso, lento e con procedure indefinite. In questo momento storico e politico, in cui la sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) diventa sempre più urgente, è una problematica dannosa che si riversa non solo sul nostro territorio, ma sugli interessi dell’intera nazione. Sul tema della digitalizzazione esiste un mercato dell’offerta sostenuto dalle imprese che in questa fase è vittima delle nuove regole. I sistemi devono funzionare per la tutela della concorrenza e dell'equità dei rapporti economici. Non può essere che un sistema nato per semplificare la gestione degli appalti provochi un effetto contrario”, dichiara con preoccupazione il presidente di Ance Brescia e vicepresidente Ance con delega alla digitalizzazione, Massimo Angelo Deldossi.
L’ecosistema nazionale messo in moto è un percorso che parte dalla Banca dati nazionale dei contratti pubblici, ente sottoposto all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e che integra le piattaforme di approvvigionamento digitale, la virtualizzazione dei fascicoli relativi ai fornitori e l’automatizzazione di procedure relative ai contratti pubblici. Tale sistema implica che, a partire dal 1° gennaio, ogni stazione appaltante ha dovuto scegliere e adottare a propria volta una piattaforma digitale per l’approvvigionamento, che permettesse all’ente di gestire la pianificazione, la progettazione, la pubblicazione, l’affidamento e l’esecuzione dell’appalto, comunicando con la banca dati nazionale di Anac. Una liberalizzazione del mercato senza limiti che ha generato caos rallentando, e in alcuni casi bloccando, la prosecuzione delle gare. Restano, infatti, troppe le piattaforme in circolo per la gestione dell’appalto. A marzo 2024, secondo i dati accessibili dal sito di Anac nella sezione apposita (Rpc), risultano in totale 54 piattaforme digitali certificate, un numero destinato a salire date le incredibili opportunità di business offerte.
Un mercato che paga la scelta pubblica di non aver pensato a un adeguato periodo transitorio per la preparazione allo switch off. Le linee guida dell’Anac pubblicate qualche mese prima della data di passaggio al digitale sono risultate superficiali, rivolte più alla gestione generica dell’appalto, senza accennare al dettaglio di come sarebbero avvenuti i caricamenti nelle piattaforme, addentrandosi nell’atto più pratico dell’operazione. Pratica che si è scoperta nello specifico solo il 1° gennaio del 2024, quando ormai il tempo delle prove era trascorso e occorreva passare subito all’azione.
Alle difficoltà delle stazioni appaltanti si aggiungono quelle delle imprese, che, come segnalato da Ance Brescia, continuano a crescere. Fra le lamentele maggiori si riscontrano la lentezza nel caricamento dei documenti, che a volte dopo un lungo processo, rischiano anche di essere perduti, a causa di problemi tecnici. L’insieme di tali problematiche porta in molti casi a ritardare l’inizio dei lavori o delle sottoscrizioni contrattuali, perché le verifiche dei documenti da parte delle stazioni appaltanti non sono possibili e l’ente si trova costretto ad avanzare richiesta alle istituzioni che si occupano delle certificazioni con tempi di risposta lunghi e incerti. Inoltre, la presenza di numerose piattaforme e la mancanza di interoperabilità tra queste, comporta per l’impresa un ulteriore sforzo nella replica di inserimento dei propri dati per ogni sistema adoperato da stazioni appaltanti diverse, con un incremento di tempi per la gestione del processo ormai triplicati.
Da tempo Ance chiede una piattaforma unica per le pubbliche amministrazioni, che permetta la semplificazione del processo e che dia vita a un sistema di concorrenza ad armi pari e in totale trasparenza “Nonostante l'auspicio di semplificare i processi, si è nuovamente inciampati nelle intricate logiche della burocrazia” conclude amareggiato il leader dei costruttori, rimarcando la necessità di una rapida soluzione per il bene dell’intero sistema.