L'industria bresciana ferita non molla
Una ricerca di Aib sull'impatto di Covid-19 su economia e mondo del lavoro:un calo del fatturato del 23% e una diminuzione di ore lavorate del 28%. Pasini: occorre tornare ad avere fiducia
Con l'inizio della Fase 2, emerge evidente l'impatto di Covid-19 su economia e mondo del lavoro nel Bresciano e si comincia la triste conta dei danni. Le prime conseguenze della pandemia sono state riassunte in uno studio elaborato dall'Associazione industriale bresciana. “Dai dati ancora parziali - spiega Davide Fedreghini, responsabile Ufficio studi e ricerche Aib – che si riferiscono al primo trimestre 2020 è plausibile ipotizzare per il settore manifatturiero un -10%. Le aziende stimano un calo del fatturato del 23% e una diminuzione di ore lavorate del 28%”.
La ricerca ha analizzato anche le strategie che le aziende intendono adottare per superare questo momento. “Il 66% aspetta il ritorno alla normalità, il 34% ricalibra i prodotti, il 29% apre a nuovi mercati, il 5% aumenta le vendite on-line”. Per quanto riguarda il settore terziario, lo studio di Aib prende in esame il clima di fiducia che con 32 punti fa segnare il minimo storico contro i quasi 111 dell'ultimo trimestre scorso.
Anche il mercato del lavoro risulta fortemente penalizzato e si ferma a 36.450 assunzioni, pari a -11,5% rispetto al 2019. “Una situazione - afferma Giuseppe Pasini, presidente Aib – decisamente pesante con un aprile che sarà ancora più drammatico perché le aziende si sono quasi completamente fermate”. Siamo nella Fase 2, che ha consentito di ripartire con la produzione, anche se in modo disordinato. “A Brescia c'è stata una ripartenza controllata seguendo e rispettando tutti i protocolli di sicurezza che garantiscono la salute dei lavoratori, non solo quelli del DM del 14 marzo, ma pure quelli previsti dalla nostra prefettura, che ha visto la condivisione anche da parte delle organizzazioni sindacali. Si è creato un clima sociale positivo e di questo sono grato a tutte le parti coinvolte”.
In maggio il motore bresciano viaggia al 50% e si stima che i volumi previsti di perdita saranno intorno al 20/30%, con una maggiore penalizzazione dei settori del metalmeccanico rispetto a quelli cosiddetti 'leggeri'. “Sarà quindi necessario ridefinire i budget e le marginalità, con la conseguenza di bloccare gli investimenti e rinviarli al prossimo anno”. L'imprenditore guarda già alla Fase 3, quella delle opportunità da cogliere per il rilancio. “Occorre tornare ad avere fiducia, bisogna tornare ad investire, la domanda deve ripartire. Per realizzare tutto questo, la politica e il sistema bancario devono fare la loro parte in modo più coraggioso, soprattutto per quanto riguarda le opere pubbliche e la liquidità”.
Per evitare che la crisi economica si trasformi in crisi sociale. “Bene l'ecobonus sulle ristrutturazioni, ma ci vuole ben altro. Seguiamo il modello 'ponte Morandi', esempio virtuoso da utilizzare in altre situazioni, come ad esempio per l'autostrada della Valtrompia. Per quanto riguarda la liquidità sappiamo che soffre di rallentamenti da parte delle banche. Il sistema bancario in questo momento non può essere assente dalla vita dell'impresa, deve aiutare l'impresa che vive un momento di grande difficoltà. Se è vero che i fondi sono garantiti, i fondi devono essere messi a disposizione, anche per evitare rischi di infiltrazione da parte di associazioni malavitose”. Ci vuole anche più Europa. “Mi sarei aspettato molto di più – conclude Pasini - anche sul tema dei prestiti, che devono essere più a lunga scadenza. In caso contrario rischiamo di avere un'Europa a due velocità. È richiesto un grande sforzo e dobbiamo restare uniti”.