L'export bresciano rallenta nell'area Ue
Orizio (Apindustria): «Le preoccupazioni dei mesi scorsi stanno diventando realtà negativa»
La Comunità Europea, considerata per anni il ‘polmone vitale’ di molte imprese in difficoltà sul territorio nazionale, nel primo semestre 2019 non è in grado di generare performance particolarmente forti. A sottolinearlo è l'indagine semestrale del Centro Studi di Apindustria Brescia nell’analisi semestrale sull'export realizzata attraverso un questionario a un campione di 100 imprese associate. Per la prima volta da quando viene condotta l'indagine - rileva la ricerca - il numero di rispondenti che segnala performance negative nell'export nell'area comunitaria è superiore rispetto a chi è protagonista di dinamiche positive (31% contro 28%). Pochi anche i risultati positivi registrati dalle imprese che lavorano con gli Stati Uniti, in cui solo pochi intervistati rilevano un miglioramento della performance, mentre il 46% subisce un calo (marcato per il 15% dei casi).
Stabili invece Asia e Africa (quest'ultima però significativa per valore di export). Dall'analisi del Centro Studi viene evidenziato che le uniche aree che riescono a generare performance positive di rilievo sono i Paesi europei non comunitari. Le previsioni sul secondo semestre sono caratterizzate dalla prudenza ma, anche in questo caso, chi prevede dinamiche negative nell'area euro è lievemente superiore a chi prevede incrementi della dinamica esportativa nell'area considerata. I più (due terzi circa del campione) prevedono comunque una situazione stabile. «L'analisi del Centro studi conferma lo stato di debolezza attuale e temo che nei prossimi mesi potremmo avere grossi problemi - afferma Alessandro Orizio, Vicepresidente di Apindustria con delega all'Internazionalizzazione -. I mercati sono fermi, lo scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina colpisce anche l'Europa e la frenata della Germania ha forti ripercussioni sull'export italiano, nell'automotive ma non solo». Basti pensare che oltre un quinto (più di tre miliardi di euro) dell'export bresciano è diretto proprio in Germania. A giugno - ultimi dati Istat a disposizione - nel complesso l'automotive italiano ha avuto ordinativi dall'estero in calo del 12,4%, il fatturato complessivo è sceso del 6,3%.Orizio è preoccupato anche per la situazione interna: «Al di là dei dati economici non positivi, anche l'incertezza politica non aiuta: avremmo bisogno di scelte chiare in termini di politica industriale e sostegno alle imprese che si muovono all'estero, invece rischiamo lo stallo». Per Orizio le uniche note positive arrivano dai tentativi in atto a livello internazionale di riallacciare i rapporti commerciali con la Russia e dalle maggiori opportunità che ci sono in alcuni mercati emergenti («ma sono realtà minori, che non fanno Pil»). La Brexit? «Per le imprese bresciane sarebbe senz'altro meglio che la Gran Bretagna non uscisse dall'Unione, ma credo che i danni maggiori li avranno loro».