Confesercenti: posticipare i saldi a febbraio
Francesca Guzzardi, presidente della Federazione italiana settore moda per Confesercenti della Lombardia Orientale: «Lo spostamento delle date dei saldi è necessario, ma non basta più, la questione venga affrontata a monte e sia coinvolta l’intera filiera»
La contrazione dei consumi e il cambiamento climatico stanno creando serie ripercussioni anche sui negozi di abbigliamento.
Confesercenti e Fismo della Lombardia Orientale hanno svolto un sondaggio sull’andamento dei saldi estivi, che ha messo in evidenza come il settore dell’abbigliamento stia registrando difficoltà più serie e strutturate rispetto agli anni passati. All’indagine hanno risposto 117 imprese del settore moda (prevalentemente abbigliamento, seguito da intimo e calzature) ubicate in provincia di Brescia, Cremona e Mantova, evidenziando uno scontrino medio di 120 euro e uno sconto medio applicato del 35%. Il 77% dei partecipanti si trova in centro storico e il 23% in periferia. Stando a quanto sostiene il 73% dei partecipanti al sondaggio, rispetto al 2022 il fatturato dei saldi estivi è diminuito, mentre per il 15% è immutato e per il 12% è aumentato. La variazione rispetto al 2022 ammonta al -10% per il 23% dei partecipanti, arrivando al -20% per il 19% delle imprese coinvolte nel sondaggio. Rispetto al 2022 il periodo antecedente i saldi estivi ha registrato una flessione degli affari (per il 58% dei rispondenti) compresa tra il 15 e il 30%. Il 30% lo ritiene immutato, mentre il 12% ha registrato un aumento.
I negozi di abbigliamento, calzature e tessili della regione - un tempo senza rivali nel nostro Paese - continuano a sparire. Tra il 2013 ed il 2023 ne abbiamo persi quasi 3.600. Nei primi sei mesi dell’anno il rapporto tra imprese che nascono e imprese che cessano è anche peggiorato: per ogni negozio di moda che ha aperto, ne sono stati chiusi quattro.
A Brescia si vedono ormai da settimane in vetrina capi autunnali e invernali ma, finché la colonnina del termometro è rimasta stazionaria attorno ai 20 gradi, se non oltre, a nessuno è venuto in mente di entrare in negozio per acquistare.
Le bizze del clima sono alla base della preoccupante situazione che moltissimi commercianti si stanno trovando a vivere: il settore dell’abbigliamento si basa, infatti, sul meccanismo degli ordini anticipati. I negozianti ordinano dai 6 mesi a un anno prima. In queste condizioni il rischio è che si dimezzino di fatto gli ordini.
«Si innesca così un circolo vizioso che rischia di far saltare l’intera filiera del Made in Italy - denuncia Francesca Guzzardi, referente Fismo per Confesercenti della Lombardia Orientale -, che sta già annaspando dalla stagione precedente dal momento che abbiamo avuto un maggio piovoso e freddo e un luglio troppo caldo, che non consentiva agli utenti di uscire di casa. Questo ottobre con temperature oltre la media stagionale sta dando un’ulteriore batosta».
«Siamo ben oltre il rischio d'impresa che noi tutti conosciamo e accettiamo nel momento in cui decidiamo di fare il nostro lavoro - prosegue Guzzardi -. Ormai i cambiamenti sono diventati talmente veloci che sarebbe anche giunto il momento di affrontare la situazione in modo serio e ponderato con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo compresa la politica».
Guzzardi sottolinea come «oltre al tradizionale rischio di impresa ora si assista a dinamiche nuove, sulle quali non è possibile incidere. Come per il mondo agricolo il meteo condiziona interi raccolti, così sta facendo con il settore moda. Non ci sono grosse differenze, se ci pensiamo attentamente».
«Partiamo dallo spostamento dei saldi invernali per riorganizzare l’intero settore - conclude Guzzardi -. Fismo chiede lo spostamento a sabato 3 febbraio 2024 a causa del protrarsi delle temperature estive che sta interessando tutto il nostro Paese da Nord a Sud. Lo slittamento della data di inizio dei saldi permetterebbe infatti alle imprese, già fortemente penalizzate per le scarse vendite, di recuperare almeno una parte dei profitti».