Amore e dedizione per l’Avis
Mina, classe 1948, è stata coinvolta nell’associazione da familiari ed amici, facendo la sua prima donazione a soli vent’anni e poi...
“Il sabato Pino ed io ci siamo sposati, la domenica mattina eravamo entrambi alla collettiva per donare il sangue”. Questo è uno degli esempi più puri di amore e di dedizione per Avis. A raccontarlo è Girolama Taboni, per tutti è semplicemente Mina che, l’8 aprile del 1972, disse sì, al suo altro grande amore: Pino.
Mina, classe 1948, è stata coinvolta nell’associazione da familiari e amici, facendo la sua prima donazione a soli vent’anni, iscrivendosi nella sezione di Sarezzo allora presieduta da Gianni Chittò. Non poteva immaginare che da volontaria dal braccio teso la sua presenza in Avis avrebbe preso anche le vie “istituzionali”, lo scoprì poco dopo quando venne proposta alle elezioni della Comunale che al primo giro non diedero i risultati sperati perché nessuno conosceva quella candidata chiamata Girolama, per tutti era Mina. Così dopo quattro anni venne ricandidata e iniziò a sedere ufficialmente al tavolo decisionale del direttivo avisino saretino. Gli anni via via passarono e convolò appunto a nozze con marito rigorosamente avisino, dal quale ebbe due figli, Cristian e Antonella che, a tempo debito, furono a loro volta contaminati nell’ambiente associativo. “Mia figlia mi dice sempre che ho tre figli: lei, Cristian e l’Avis” ha ricordato sorridendo l’avisina. “All’Avis devo la vita, da sempre. Rientrando a donare dopo la maternità fui sottoposta come da prassi dell’epoca a una schermografia dalla quale emerse un’ombra al polmone. Un problema preso tempestivamente e curato per anni: la sarcoidosi. Se non ci fosse stato questo controllo da parte dell’associazione i medici lo avrebbero scoperto troppo tardi e non ci sarebbe stato più nulla da fare. Avevo due bimbi piccoli come avrei fatto? Ecco perché all’Avis devo la mia stessa vita”.
Tra famiglia, oratorio, ruolo di catechista e in associazione, Mina è stata in grado di tessere nel corso degli anni una rete intensissima di rapporti, tanto che a ogni suo appello, persone e realtà produttive, rispondono tuttora sollecitamente. Nei primi anni Novanta le è stato proposto di candidarsi in Avis Provinciale Brescia, all’epoca in via Pilastroni a Brescia, entrando alla prima seduta in consiglio direttivo proprio quando andò in scena l’inaugurazione di quella sede. “In Provinciale mi sono sempre trovata bene, ricordo della sede dei Pilastroni così come di questa nostra nuova sede in piazzetta Avis. C’erano molti timori, in consiglio si discusse a lungo se portare avanti questo progetto, avevamo paura di non farcela, ma il giorno della posa della prima pietra tutti abbiamo preso coscienza di aver fatto la cosa giusta. Quel giorno durante la cerimonia diluviava e lo abbiamo preso come segno positivo e successivamente, anche un motivo per ironizzare, quasi a dire ‘finalmente ce l’abbiamo fatta’”. Per capire quanto la responsabile di zona e, sempre in veste associativa, del centro trasfusionale dell’ospedale di Gardone Val Trompia, tenga a questo mondo basta solo pronunciare la parola “Avis”: un sorriso le compare in viso al punto di dare lucentezza ai suoi occhi. Lei catalizzatore di energia, risorse e persone, ha collaborato fattivamente con altri per la realizzazione del trasfusionale gardonese, di cui è perfetta osservatrice. “L’avis è una famiglia e come in ogni famiglia si condividono momenti importanti. Spero che la nostra realtà possa attrarre i giovani a farne parte con l’entusiasmo che ho avuto io all’epoca e con quello che vedo in alcune nostre nuove leve entrate in questo mandato in consiglio provinciale. Abbiamo bisogno di idee nuove, fresche, al passo coi tempi. Oltre al tempo spero che lo stesso entusiasmo possa smuovere sempre i giovani a donare sangue e plasma. Coraggio, c’è bisogno di voi!”.