Tonelli aspetta il Giro
Classe 1992, in forza alla Bardiani valvole CSF Faizane, “l’uomo delle fughe” è reduce da un brutto incidente avvenuto in Cina
Era circa un anno fa quando Alessandro Tonelli professionista del ciclismo, durante il Tour of Qinghai nella Repubblica Cinese subì un brutto incidente. Proprio un anno fa dopo 45 giorni passati in Cina di cui 13 in ospedale, tornava in Italia accompagnato dalla sorella. Fortunatamente gli ulteriori esami eseguiti alla Poliambulanza avevano escluso l’operazione alla spalla in quanto la frattura rimediata si era calcificata naturalmente. Dopo il ciclo di riabilitazione, è tornato subito in sella. Alessandro Tonelli definito l’uomo delle fughe, è del 1992 e corre per la Bardiani valvole CSF Faizane.
Alessandro giusto un anno fa…
Un anno, proprio di questi giorni, ero già a casa. Stavo facendo riabilitazione, facevo i rulli e stavo tornando lentamente alla normalità.
Come si ritorna in sella dopo un brutto incidente?
Con tranquillità si cerca di ricostruire la muscolatura della gamba. La differenza la fa la tanta voglia di tornare a svolgere il proprio mestiere e se c’è anche la passione, tutto diventa più facile. Con determinazione si riparte da zero come all’inizio della carriera, si lavora per tornare in forma il prima possibile.
Come si è appassionato al ciclismo?
Avevo sei anni, ero in prima elementare. Alla fine del primo quadrimestre, chiesi a mia mamma se potessi praticare uno sport... Rimase sorpresa quando le dissi che volevo provare con il ciclismo. Mio nonno era amico del vicepresidente della Bornato Franciacorta e mi chiesero di provare a gareggiare: da allora non ho più smesso.
Come si può essere è brillanti il giorno dopo una tappa di 200 km, quando bisogna farne altrettanti?
È una questione di allenamento, di recupero fisico. Bisogna cercare di riposarsi il più possibile nei momenti di tranquillità. Ci vuole tanta concentrazione e la capacità, nel periodo delle gare, di non farsi distrarre dagli stimoli esterni al ciclismo. Comunque durante l’anno ci si allena per questo, restando in bici per giorni durante la preparazione.
Il suo modello di ciclista chi era?
Non avevo un modello, ho iniziato col ciclismo perché lo praticavano i miei amici. Non a caso ancora oggi il mio miglior amico fa parte di questo mondo.
Qualche settimana fa si è corso in Emilia il Memorial Marco Pantani. Lei aveva solo dodici anni quando il Pirata se ne andò, cosa ricorda di lui?
Il titolo della “Gazzetta dello Sport” sul tavolo del bar di mio nonno, il giorno dopo la morte... Ero piccolo ma mi ricordo le sue vittorie al Giro e al Tour nel 1998, non molto altro.
Come ha cambiato il ciclismo l’emergenza sanitaria?
Parecchio… Facciamo i tamponi ogni cinque giorni. Le gare non hanno pubblico e non possiamo avere contatto con nessuno che non sia della squadra. Si è creata una bolla tra noi e il mondo reale. I calendari delle gare sono fittissimi e quasi si corre giorno e notte, speriamo finisca...
Dopo la Tirreno Adriatica che impegni avrà?
Domenica 20 settembre correrò il giro dell’Appennino. Poi spero nella convocazione per il giro d’Italia che parte il 3 ottobre da Monreale.