Scenario desolante per il Csi
Il Csi è incappato in un blocco che riguarda soprattutto i comitati lombardi. L’ordinanza regionale dello scorso 15 ottobre, infatti, ha bloccato allenamenti e competizioni anche in ambito amatoriale, fermando l’attività degli sport di contatto del Csi Brescia. Una situazione sulla quale non ha avuto effetti il successivo Dpcm firmato dal premier Conte, più permissivo rispetto alle norme introdotte dal governatore Fontana. A Brescia e in tutta la Lombardia calcio, volley e basket si fermano fino al 6 novembre modificando sul nascere la programmazione della stagione 2020-2021. Il Csi provinciale non ha perso tempo, e ha convocato una riunione online per un confronto immediato con le squadre che erano pronte a partire con i campionati open, giovanile e femminile. “Alla luce dell’andamento dei contagi i dirigenti non ci hanno nascosto qualche timore su un ritorno alle competizioni – racconta il vicepresidente Emiliano Scalfi -. In molti non se la sentono di iniziare il campionato nel mese di novembre, perché il rischio di incorrere in quarantene preventive non è accettabile per molti lavoratori, ma auspicano la ripresa degli allenamenti”.
Lo scenario è senza dubbio desolante per un’associazione come il Csi che vive di sport e dei suoi valori. “La situazione è questa e dobbiamo prenderne atto. Nel calcio ci stiamo focalizzando su un piano B che prevederebbe il via ai campionati tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Un ritorno alle gare a dicembre non avrebbe senso per poi doversi fermare di nuovo di lì a poco in occasione delle festività natalizie. Rivedremmo l’organizzazione, ridisegnando i gironi da circa 8 squadre ciascuno, con formule di andata e ritorno. Terminerebbero a fine maggio. In questo modo potremmo ipotizzare l’assegnazione dei titoli provinciali a fine giugno”.