Giuseppe Romele: è solo l'inizio
Il felice imprevisto all’ultima gara disponibile. Il bronzo di Giuseppe Romele, inaspettato perché arrivato nella Middle distance (e non nel suo punto forte, la Long distance), conferma le grandi capacità del bresciano, già dimostrate in Coppa del Mondo o ai Mondiali di Lillehammer (dove l’oro non è arrivato solo per un errore dei tecnici). Nato con un’ipoplasia femorale bilaterale, è una rivelazione “recente” per lo sci paralimpico: con un passato nel nuoto, si è avvicinato allo sci nel 2017. Quello di Pechino, tra l’altro, è stato un successo doppio, perchè ha consentito agli azzurri di eguagliare il numero complessivo di mediaglie vinte a PyeongChang nel 2018. Tornato a casa a Pisogne, lo abbiamo intervistato.
Giuseppe, raccontaci la gara.
È stata un’esperienza indimenticabile, ma non è stato facile. Avevo preparato soprattutto la Long distance: nei primi due giri, però, ho avuto grosse difficoltà. Nonostante tutto, ho migliorato il mio tempo, ma la performance dei cinesi è stata estremamente superiore a quella di tutte le altre nazioni. Ecco perchè, prima della Middle distance, avevo perso le speranze di ottenere una medaglia, anche se nel ranking mondiale fossimo favoriti io e il mio avversario russo (che non ha potuto gareggiare a seguito dello scoppio nella guerra in Ucraina, ndr). Il giorno della gara, le condizioni della pista erano pessime. Abbiamo quindi cambiato sistema di spinta e siamo arrivati al bronzo.
Senza speranze, dove hai trovato la forza per puntare al podio?
Quest’anno, su di me, sono state investite molte carte, avendo ottenuto risultati importanti in Coppa del Mondo e al Mondiale. All’ultima gara, tutti erano stanchi. Io, però, ero morto (ride, ndr). Ero davvero snervato e demotivato. Ho lavorato anche con la mia psicologa, ma c’era poco da fare. Ho trovato la forza solo pensando che mancavano 24 ore a quella che sarebbe stata la gara della vita: l’imperativo quindi era provarci. Ho chiesto ai miei tecnici di non darmi nessun tempo di riferimento: sarei partito forte, senza ipotizzare le condizioni all’arrivo. Così è andata e
sono riuscito a portare a casa la medaglia di bronzo.
Hai dato tutto, anche quello che non avevi…
Sì, la preventivata gestione della gara non c’è stata. Ero a Pechino e non volevo perdere l’occasione di tornare in Italia senza medaglia. Al terzo giro, quello più complicato, ho superato i cinesi in salita: è stata una vera botta di autostima. Mi ha fatto comprendere il mio valore, soprattutto alla luce di una sensazione negativa che mi ha accompagnato per tutti i Giochi e cioè quella che i cinesi volessero sminuirci, renderci minori di quello che siamo. Doveroso è il ringraziamento al mio staff: hanno fatto miracoli.
Adesso ti dedicherai al riposo?
Non proprio. A fine dicembre, ci saranno i Mondiali. E poi inizierò un lavoro altamente professionale per le prossime Paralimpiadi: giocheremo in casa (Milano-Cortina, ndr), per cui l’obiettivo sarà sicuramente l’oro.