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di ELISA GARATTI 16 ott 2024 16:30

Angela Andreoli brilla ancora d'argento

Una piccola stella bresciana ha fatto innamorare il mondo di sè quando, in una giornata parigina di fine luglio, è scesa in pedana e, con un esercizio perfetto al corpo libero, ha conquistato, insieme alle sue compagne Alice D’Amato, Manila Esposito, Elisa Iorio e Giorgia Villa, l’argento olimpico, medaglia che mancava all’Italia da 100 anni. Tanto cuore e determinazione in soli 140 centimetri di altezza per la giovane di San Polo classe 2006.

Dove e quando si è radicata in te la passione per la ginnastica artistica?

Mi sono interessata alla ginnastica grazie al programma tv “Ginnaste Vite Parallele”. Ho chiesto a mia mamma di portarmi in palestra e lì è nata la mia passione. All’inizio era solo un divertimento, poi è diventato uno sport sempre più serio. Ho iniziato ad avere consapevolezza delle mie capacità che mi consentivano di disputare gare di agonismo, fino poi ad arrivare in Nazionale.

C’è stato un momento preciso in cui hai capito sarebbe diventata la tua vita? Anche mettendo in conto gli enormi sacrifici...

Sì, quando ho fatto la mia prima gara internazionale nel 2017, in Francia. I sacrifici, d’altronde, li avevo già considerati fin dall’inizio: una volta intrapresa questa strada più seriamente, ho iniziato la scuola privata in Brixia, non sono più uscita, non sono più andata ai compleanni... Ho imparato a convivere con questi sacrifici e non mi sono pesati per nulla, appunto perchè c’erano e ci sono ancora la passione e la determinazione per arrivare ai miei obiettivi.

Com’è la tua giornata tipo?

Mi preparo a casa, poi vado in palestra per il primo allenamento delle 8.30, che si conclude alle 13. Dopo la pausa pranzo, alle 14, inizia il secondo allenamento che finisce alle 16. Dalle 16.30 alle 19.30 c’è scuola.

La Brixia Gym è ormai una seconda famiglia per te...

Ho avuto la fortuna di iniziare fin da subito alla Brixia, allenata da Enrico Casella, accompagnato da Marco Campodonico e Monica Bergamelli. Vedo più loro rispetto ai miei genitori (ride, ndr). E io sono fortunata perchè torno a casa tutti i giorni. Quindi sì, si è creato un rapporto quasi familiare con compagne e allenatori.

Il legame con le tue compagne ha influito sul risultato di Parigi?

La forza della nostra squadra è stata proprio l’unione del gruppo. A Parigi ci siamo sostenute dall’inizio alla fine. Mentre una compagna svolgeva l’esercizio, non era da sola: con il nostro tifo, quello degli allenatori e quello di Vanessa Ferrari e Asia D’Amato sugli spalti, sembrava che tutte lo stessimo facendo con lei. È stato incredibile.

A proposito di Parigi, cosa significa questa competizione per te?

Parigi è la cosa più bella accaduta nella mia vita. Le Olimpiadi sono l’obiettivo di ogni atleta. Solo mettere il piede nel villaggio olimpico è incredibile. Coronare il sogno con una medaglia d’argento che vale come un oro, perchè superare gli Usa di Simone Biles sarebbe stato impossibile, è indescrivibile.

Facciamo un passo indietro. Raccontaci di quando è arrivata la notizia della convocazione...

Non ci credevo. Mancavano ancora 10 giorni alla partenza e, in quei 10 giorni, sarebbe potuto accadere di tutto. Ero felicissima, anche la mia famiglia era in lacrime per l’emozione. I miei genitori, come in ogni gara, erano presenti anche a Parigi. Mi hanno sempre sostenuta in tutto, lasciandomi sempre la libertà di scegliere cosa mi rendesse più felice. Mi seguono e mi supportano fin dagli inizi. Li ringrazio tanto perchè anche loro fanno grandi sacrifici.

Hai compiuto i 18 anni a Parigi. Il fattore età ha influito?

In squadra, non ero nemmeno la più giovane (Manila Esposito ha ancora 17 anni, ndr). Ma il fattore età non è pesato. Come ci ha ripetuto Casella, quella sarebbe stata una gara come tutte le altre, nella quale avremmo dovuto tirare fuori il massimo per il quale ci eravamo allenate. Diciamo che ci siamo riuscite benissimo!

Il tuo mito è Vanessa Ferrari...

Vanessa è sempre stato il mio punto di riferimento, sia come atleta che come persona. Ho avuto l’onore di conoscerla da piccola e, crescendo, di allenarmi e gareggiare insieme a lei. La devo ringraziare tanto: mi è sempre stata vicina e non si è mai tirata indietro nel darmi consigli. So di avere il mio idolo al mio fianco: ancora adesso è un’emozione, anche se la conosco da tanti anni. È un privilegio: sono proprio felice di convivere momenti con lei.

Ti è rimasto qualche altro sogno nel cassetto?

Il mio primo sogno l’ho realizzato. Ce ne sono tanti altri, molto simili: tra Europei e Mondiali, sono in programma numerose gare. Alla fine del quadriennio, si vedrà. Alla piccola Angela che, con passione, inseguiva il suo sogno, questa volta dico: “Ce la farai!”.

ELISA GARATTI 16 ott 2024 16:30