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Marcheno
di EDMONDO BERTUSSI 10 nov 2016 09:03

La passione di un archivista

La storia di Alessandro Fausti che nel giugno scorso, dopo nove anni, ha concluso il riordino dell’archivio parrocchiale di Marcheno toccando con mano la vita della comunità nei secoli passati

A giugno ha concluso un lavoro speciale durato nove anni: il riordino dell’archivio parrocchiale di Marcheno. Alessandro Fausti, classe 1937, conosciuto da tutti come Sandrino sin dai tempi in cui giocava come centravanti all’oratorio, è una persona schiva che non sopporta chiacchiere e complimenti inutili. Del suo lavoro non se ne dovrebbe parlare. L’occasione per farlo, però, è stata una domanda dello storico bresciano mons. Antonio Fappani, circa l’origine del soprannome “Sonèt”, ramo della sterminata stirpe di Brozzo dei Fausti di cui fa parte il gesuita.

Don Antonio sta preparando una mostra (prevista per Natale e che verrà esposta negli spazi della Casa di Dio in via Moretto a Brescia) che fa memoria di quattro santi moderni bresciani: Lodovico Pavoni, appena canonizzato; la salesiana suor Maria Troncatti di Corteno beatificata in Ecuador nel 2012; Suor Irene Stefani della Consolata, di Anfo, che lo è stata nel 2015 in Kenia; il gesuita Giovanni Fausti di Brozzo, beatificato il 5 novembre a Scutari. Sandrino, geometra in pensione, aveva sorpreso tutti nel 2007, proprio con l’albero genealogico dei Fausti, messo a disposizione della parrocchia di Marcheno retta da don Roberto Zanini: le numerose copie realizzate andarono a ruba.

Don Roberto, poco dopo nominato parroco a Cristo Re di Brescia, gli chiese di riordinare l’archivio storico della parrocchia e lui, conoscendolo, rispose ironico: “Quanto vuole?”. Così iniziò un’avventura, continuata col nuovo parroco don Maurizio Rinaldi, sempre più coinvolgente e per lui appassionante. Nella sua bella casa sul fiume, nello studio, campeggia sulla parete la ricerca sui Fausti con capostipite Stefano (1485). Alla domanda fatta da mons. Fappani, indica subito Paolo Antonio, nato nel 1752 figlio di Antonio “Cassasson” (ramo con capostipite Giovanni Francesco del 1645) che sposa la valsabbina Lucia, figlia del “sonèt”campanaro del paese: ne apprende l’arte e ne eredita l’appellativo. L’“archivista” ricorda famiglie estinte: “Maffessolo, Bocalino, Bagatto”, indica le tante senza soprannome. ll discorso torna ai suoi nove anni passati, dopo aver frequentato due corsi organizzati dall’Archivio diocesano, a spulciare e riordinare con pazienza documenti e registri di quello parrocchiale marchenese che ha patito incendi, un allagamento nel 1959, l’umidità del solaio della chiesa. Fornito di un titolario dell’archivio diocesano, ha esaminato l’anagrafe, ha introdotto sottotitoli in modo da facilitarne la consultazione. Don Mario Trebeschi e Lucia Signori, archivista della Diocesi, verificavano il lavoro. Fausti racconta del primo documento del 1448 illeggibile; di come i cognomi negli stessi documenti (anagrafe comunale e parrocchiale) diventavano per esempio Resinelli, Rizinelli, Rizzinelli; come è registrato un nato nel “9136” ed un altro il 31 giugno; il parroco Lazzari che all’inizio Ottocento registra di aver “donato una pezza di panno basso ad un uomo perché era ignudo”. Poi taglia corto all’improvviso: “Ho avuto l’emozione di toccare con mano la vita della comunità nei secoli scorsi, i suoi ritmi, le difficoltà e le tragedie”. Sulla porta chiedo: “Mi fai una ricerca sulla mia famiglia?”. Sorride: “Volentieri, con impegno per un’adeguata offerta alla Parrocchia”.

EDMONDO BERTUSSI 10 nov 2016 09:03