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Nadro di Ceto
di LINDA BRESSANELLI 23 nov 2017 14:23

Nk: i lavoratori chiedono aiuto

La NK (Niggeler & Küpfer) ha chiuso nel dicembre 2015 e da allora nulla è stato fatto per ridare un’opportunità di lavoro ai 72 dipendenti della fabbrica di filati

La NK (Niggeler & Küpfer) di Nadro di Ceto ha chiuso nel dicembre 2015 e da allora nulla è stato fatto per ridare un’opportunità di lavoro ai 72 dipendenti della fabbrica di filati che era di proprietà della famiglia Archetti e che aveva come unico committente il gruppo bergamasco Albini.

Gli accordi presi con i sindacati al momento della chiusura avevano stabilito che l'anno di cassa integrazione (iniziato a metà gennaio 2016) sarebbe dovuto servire a ricercare soluzioni di reindustrializzazione dell’area con lo scopo di poter ricollocare gli ex dipendenti della NK con la fine degli ammortizzatori sociali. Il tempo sta per scadere, ma, a detta degli ex dipendenti, tutto tace. Oltre ad essere stato abbandonato lo stabilimento, i cui locali versano in precarie condizioni, sono stati dimenticate anche le persone. Il presidio è sostenuto dai due sindacati di categoria di Cisl e Cgil (Femca e Filctcem), che con un comunicato solidarizzano con le donne, che "con la loro protesta hanno rimesso al centro dell’attenzione il tema dell’occupazione e della difficoltà del lavoro in Vallecamonica, dove la crisi economica ha cancellato centinaia di posti di lavoro".

“Devono capire che non vogliamo solo belle parole e pacche sulla spalla ma devono veramente rimboccarsi le maniche e tornare a investire su questo territorio. Noi non ci fermiamo qua” ha ripetuto alla stampa Delia Bonomi sabato scorso, quando è stata organizzata una manifestazione a cui hanno preso parte gli ex dipendenti, i rappresentanti sindacali, i sindaci del territorio e altri esponenti politici. C’era anche il parroco di Ceto, don Pierangelo Pedersoli, che ha accettato di celebrare una messa, lunedì sera, proprio fuori dal gazebo della protesta. “Sono contento che mi abbiate chiesto una messa in questo luogo” ha detto durante l’omelia. “Il Signore vede la vostra sofferenza e sostiene la battaglia che state facendo in questi giorni”. Don Pierangelo ha quindi ripreso le parole di papa Francesco a proposito del lavoro e della figura di San Giuseppe lavoratore: “Il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane. Il lavoro ci dà la dignità, chi lavora è degno, ha una dignità di persona. Quando una società è organizzata in tal modo che non tutti possano lavorare, quella società va contro lo stesso Dio,che ha voluto che la nostra dignità incominci da qui. Siamo arrivati al punto che non siamo più consapevoli della dignità della persona, di questa dignità del lavoro”.  L'auspicio è che il tavolo istituzionale richiesto dai sindacati in Comunità montana sia l’occasione per rimettere al centro la dignità di queste persone.

LINDA BRESSANELLI 23 nov 2017 14:23