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di MASSIMO VENTURELLI 22 giu 2017 10:10

Una nuova storia per Brescia

Ci sono voluti 43 anni e 11 processi, un percorso un po’ troppo lungo per l’Italia civile. Importante, però, era arrivare in fondo

Le 23 e 27 del 20 giugno 2017 resteranno impresse nella memoria dei bresciani, proprio come le 10 e 12 del 28 maggio 1974. Resteranno come l’alfa e l’omega di una vicenda, una ferita che ha continuato a far sanguinare ininterrottamente per più di 43 anni la città, i familiari delle vittime, il Paese. La sentenza della Corte di Cassazione che rigetta il ricorso presentato dai legali di Carlo Maria Maggi e di Maurizio Tramonte e conferma la loro condanna all’ergastolo non chiude soltanto la parte giudiziaria della vicenda. Quel pronunciamento mette una parola certa sulla strada della verità storica, ma pone anche una parola chiara sulla capacità di reazione democratica del Paese. Certo, ci sono voluti 43 anni e 11 processi, un percorso un po’ troppo lungo per l’Italia civile. Importante, però, era arrivare in fondo e non solo per dire alle otto vittime e ai cento feriti causati da quell’esplosione chi ha armato la mano della follia terroristica.

Era importante arrivare alla fine di questo processo per dire alle generazioni a cui da quel 28 maggio 1974 è sempre stato raccontato che uno Stato che si dice democratico ha il dovere di sanare queste ferite, che quelle pronunciate negli anni da chi si è assunto l’onere di portare avanti questa battaglia e da tutte quelle autorità che si sono alternate sul palco eretto in piazza Loggia nelle commemorazioni succedutesi negli anni non sono state parole vuote, di circostanza. Nella tarda serata di ieri quella parola definitiva è arrivata. Da oggi inizia una storia nuova. Per chi in piazza Loggia ha perso un familiare o un amico sarà una storia finalmente un po’ più lieve. La sentenza non allevierà certo il loro dolore per la perdita subita, ma come ha scritto Alfredo Bazoli sulla sua pagina Facebook (“È un giorno bello per la democrazia italiana, è un giorno di riscatto per le nostre istituzioni”), renderà forse un po’ meno incomprensibile la perdita subíta. Per tutti gli altri inizia una storia che dice che credere nella giustizia è possibile.

MASSIMO VENTURELLI 22 giu 2017 10:10