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di GIOVANNA MANTELLI 16 mar 2017 09:17

Società: quali risorse per il welfare

In questi giorni si stanno concretizzando le ricadute dei nuovi tagli sugli enti locali operati dalla legge di bilancio a seguito di ulteriori tagli sul fondo sociale nazionale e sul fondo della non autosufficienza

In questi giorni si stanno concretizzando le ricadute dei nuovi tagli sugli enti locali operati dalla legge di bilancio a seguito di ulteriori tagli sul fondo sociale nazionale e sul fondo della non autosufficienza. Gli interventi stanno modificando radicalmente il sistema delle tutele socio-sanitarie e assistenziali che facevano del nostro sistema di welfare uno dei più completi nel quadro europeo. Anche a Brescia la situazione precaria dei bilanci comunali continuerà a pesare sulla spesa sociale messa in campo per rispondere ai bisogni delle persone. Le conseguenze della crisi, poi, stanno facendo emergere nuovi e più complessi bisogni, determinando un nuovo quadro della domanda sociale. Nella grave situazione del debito pubblico italiano non solo si rende necessaria un’attenzione forte alla spesa sociale, ma, soprattutto, diviene cruciale la questione del mantenimento di un diffuso livello di prestazioni di tutela sociale.

È necessario, quindi, rivedere il modello socio-assistenziale, superando le logiche del passato incentrate sull’offerta dei servizi, per arrivare a una nuova impostazione basata sulla domanda, supportata da un’analisi delle situazioni di bisogno per un uso corretto delle risorse, con l’obiettivo di una programmazione degli interventi che metta al centro la famiglia con i suoi problemi. Il nuovo processo di innovazione del welfare deve, cioè, correre parallelo alla valorizzazione del lavoro svolto dalla famiglia nell’attività di cura. A tal fine è centrale un sistema sempre più integrato dei servizi socio-sanitari e assistenziali. La legge 328/2000 ha definito un sistema nazionale di interventi e di servizi socio-assistenziali universalistico, da integrare con quello sanitario e fortemente partecipato dai corpi sociali intermedi (Terzo settore); il Fondo nazionale delle politiche sociali doveva rappresentare lo strumento attorno al quale costruire i processi di programmazione e di innovazione degli interventi, la costante riduzione delle risorse economiche statali è stata, però, un forte limite.

Non solo, dunque, c’è un rischio reale di una riduzione dei servizi, ma si presenta sempre più anche la tendenza a un ulteriore aggravio di spesa per i cittadini chiamati ad una maggior compartecipazione al costo dei servizi e delle prestazioni. Da qui l’esigenza di un welfare comunitario, che si prenda cura della persona e lavori alla costruzione di reti di collaborazione con tutti gli attori chiamati a concorrere alla promozione del benessere sociale.

GIOVANNA MANTELLI 16 mar 2017 09:17