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di GUIDO COSTA 09 mar 2017 08:46

Sociale: no a errori consapevoli

Il tempo stringe e il rischio che l’operazione salvataggio dei voucher faccia la fine della difesa dell’olio di palma non è tanto peregrina

Il tempo stringe e il rischio che l’operazione salvataggio dei voucher faccia la fine della difesa dell’olio di palma non è tanto peregrina. Così come l’industria alimentare, con la sola eccezione della Ferrero e della sua Nutella, ha fatto consapevolmente la cosa sbagliata per rispondere all’isteria collettiva del palma free, il “nuovo” Parlamento disegnato dalla minoranza scissionista del Pd, che al Senato ha il Governo sotto scacco, potrebbe decidere che è meglio cavalcare l’ebrezza referendaria, cercando di assestare un altro colpo al renzismo, piuttosto che intervenire a regolare la materia con i provvedimenti più opportuni. Il testo base su cui lavorare ci sarebbe ed è stato presentato dalla commissione Lavoro della Camera. I correttivi indicati sono quelli che sindacalisti, tecnici del mercato del lavoro e politici di buon senso hanno evidenziato molto prima della presentazione del referendum che i voucher li vorrebbe abolire.

La Commissione propone in sostanza di recuperare il loro elemento distintivo indicato nella Legge Biagi del 2003, vale a dire l’utilizzo per prestazioni meramente occasionali, prevalentemente in ambito familiare. In agricoltura i buoni lavoro potranno compensare unicamente studenti e pensionati impiegati in operazioni di raccolta e vendemmia. Anche le amministrazioni pubbliche potranno farvi ricorso ma con una casistica di impiego molto precisa. Viene ripristinato il tetto di 5mila euro (oggi sono 7) ai compensi percepiti complessivamente in un anno attraverso i voucher. Ai buoni lavoro non potrebbero più ricorrere le imprese. Qualsiasi impresa? Resta da capire.

Detto che andrebbero escluse le aziende più grandi e la cantieristica edile, settore che più di tutti ha usato e abusato dello strumento, impedire di ricorrere ai voucher alle imprese di piccole dimensioni sarebbe un errore: l’alternativa dei contratti a termine è troppo costosa per un rafforzamento temporaneo degli organici. Speriamo che anche qui non si scelga, consapevolmente, la strada sbagliata sperando di ammorbidire i demonizzatori dei voucher. Negli ultimi due anni in Italia sono stati registrati 968mila occupati regolari, due terzi dei quali a tempo indeterminato, e i famosi 130 milioni di voucher utilizzati lo scorso anno costituiscono lo 0,2% delle ore lavoro nel Paese. Ma c’è chi continua a parlare di “effetti disastrosi della riforma del lavoro” e “aumento grave del precariato”. E a me vien voglia di Nutella.

GUIDO COSTA 09 mar 2017 08:46