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Brescia
26 feb 2015 00:00

Se arriva qualche buon segno

Se il 2012 è stato l’anno horribilis, dal 2013 la situazione inizia lievemente a migliorare, com’è confermato dall’andamento del 2014. Una congiuntura che come sappiamo, per una serie di elementi, risulta positiva in tutto il Paese e che porta anche a Brescia qualche segnale, soprattutto nel campo dell’occupazione

Per qualcuno le Acli del paese sono solo il bar dove vanno i pensionati a giocare a carte e a bere un bicchiere di rosso. Per altri l’essere delle Acli è l’avere a cuore una certa idea di lavoro, di comunità, di cittadinanza e anche di uno stile particolare di declinare l’identità cristiana. Per molti altri, invece, andare alle Acli significa saper di poter accedere a un servizio qualificato di assistenza fiscale, previdenziale e sociale che trova nella rete dei Patronati il terminale più prossimo. Un osservatorio prezioso perché radicato da cui possiamo oggi cogliere anche qualche buon segno per il futuro. Questi servizi sono spesso invisibili, ma senza i quali verrebbe meno, per molta parte della popolazione, la possibilità di rispondere al bisogno di assistenza e accompagnamento in tanti gangli della pubblica amministrazione. Già, perché in Italia per essere in regola, per assolvere in maniera adeguata a una serie di doveri fiscali ed essere garantiti su alcuni diritti acquisiti, non serve solo buona volontà, ma soprattutto una competenza e una conoscenza delle leggi e della burocrazia non indifferenti.

E più si moltiplicano i bisogni più, proporzionalmente, aumentano i quesiti che molti rivolgono a questi soggetti di mediazione territoriale. È quanto emerge anche dal primo Rapporto sui dati del Patronato Acli, realizzato dall’Ufficio Studi delle Acli bresciane e presentato nei giorni scorsi. Obiettivo del report era quello di descrivere l’andamento delle necessità delle persone che si sono rivolte al Patronato attraverso l’analisi delle pratiche avviate dagli sportelli nell’ambito delle sedi locali in provincia di Brescia, in un tempo, quello della crisi, che abbraccia il periodo compreso tra il 2007 e il 2014. In particolare il report si è soffermato sugli aspetti legati al sostegno al reddito. Pur nella consapevolezza che i dati rappresentano un osservatorio parziale, le informazioni contenute nel documento ci aiutano a comprendere l’evoluzione dei bisogni dei cittadini. Al Patronato Acli, infatti, accede il 30,51% delle pratiche dei patronati in provincia di Brescia, una fetta significativa della cittadinanza. L’andamento dei loro bisogni sociali ha evidenziando, per esempio, una stretta corrispondenza con il contesto socio-demografico ed economico. In questi anni le domande di sostegno al reddito sono cresciute notevolmente, così come le richieste di verifica della propria posizione assicurativa, segno dell’instabilità strutturale. Le persone che si rivolgono al Patronato tendono ad essere più giovani, donne e la composizione per cittadinanza è divenuta gradualmente più mista, intercettando persone appartenenti alle diverse comunità straniere presenti sul territorio provinciale.

Il trend delle richieste lascia intravedere qualche speranza. Se il 2012 è stato l’anno horribilis, dal 2013 la situazione inizia lievemente a migliorare, com’è confermato dall’andamento del 2014. Una congiuntura che come sappiamo, per una serie di elementi, risulta positiva in tutto il Paese e che porta anche a Brescia qualche segnale, soprattutto nel campo dell’occupazione, anche in riferimento ai contratti a tempo indeterminato. Dati, quelli dei patronati, che si aggiungono a molti altri e che speriamo possano essere presto percepiti anche nelle tasche dei cittadini e soprattutto delle famiglie. Insomma, la speranza è davvero l’ultima a morire.
26 feb 2015 00:00