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09 feb 2015 00:00

Roma a "luci rosse"

Dopo Mafia Capitale, un altro tipo di degrado serpeggia tra le strade romane. È quello di chi ritiene possibile arginare il fenomeno della prostituzione definendone in maniera chirurgica i confini, delimitandone il perimetro in modo tale che il decoro urbano non sia turbato

“Roma come Amsterdam”. È lo slogan dal sapore vagamente trionfalistico con cui molte testate salutano oggi quella che viene spericolatamente definita come una vera e propria conquista di civiltà. Una scelta in grado di mettere Roma - almeno su questo, sembra suggerire chi oggi parla di vittoria democratica - alla pari di altre capitali europee, soprattutto a latitudini nordiche, ben più “avanzate” in questo campo.

Dopo Mafia Capitale, un altro tipo di degrado serpeggia tra le strade cittadine. È quello di chi ritiene possibile arginare il fenomeno della prostituzione - già di per sé degradante -, definendone in maniera chirurgica i confini, delimitandone il perimetro in modo tale che il decoro urbano non sia turbato. “Occhio non vede, cuore non duole”, recita un proverbio di antica saggezza popolare. Così, basta proporre un quartiere per il sesso a pagamento, annunciando una zona a “luci rosse” dove sarà tollerata la prostituzione, per “ristabilire la calma” in un quartiere romano come l’Eur, dove tra ministeri, uffici e grattacieli la presenza delle “lucciole” era diventata così ingombrante da rendere urgente correre ai ripari.

Mia cara Roma, così non va. Comunque vada, da qui ad aprile - mese in cui le “zone a luci rosse” dovrebbero essere ultimate - la faccenda non ha nulla di romantico, né può sperare di ottenere indulgenza in quanto “licenza poetica”, come forse poteva accadere qualche decennio fa per le atmosfere oniricamente rarefatte delle pellicole felliniane. Non c’è nulla di romantico nell’assegnare alla prostituzione lo statuto di professione libera: si tratta pur sempre di una “tratta”, che è un “crimine contro l’umanità”, come ci ricorda insistentemente il Papa. Niente a che vedere con una conquista: chiedetelo alle ragazze, nigeriane o rumene, che affollano le nostre strade attirate con l’inganno o la violenza ad esercitare il “mestiere più antico del mondo” e schiavizzate dai loro padroni, che siano clienti o sfruttatori. “Le tante forme di schiavitù, di mercificazione, di mutilazione del corpo delle donne - ha detto oggi il Papa - ci impegnano a lavorare per sconfiggere questa forma di degrado che lo riduce a puro oggetto da svendere sui vari mercati”. La zona “a luci rosse” - proposta tra l’altro da un assessore donna - è una soluzione? A noi sembra una toppa peggiore del buco.

09 feb 2015 00:00