lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di LUCIANO ZANARDINI 16 apr 2015 00:00

Ma i profughi vengono tutti da noi?

Visto che presentando le storie si corre il rischio di essere tacciati solo di “buonismo”, proviamo a prendere in esame i numeri dei richiedenti asilo. Non mancano le sorprese per chi grida "non passa lo straniero"

In Italia siamo tutti esperti. Anche di immigrazione. Poco importa se non sappiamo distinguere l’immigrato dal richiedente asilo… Al bar o in metropolitana il ritornello ricorrente è: “Non ne possiamo più. Faccia qualcosa anche l’Europa. L’Italia da sola non può accogliere tutti”. Ovviamente questi sono i commenti più misurati, non quelli che parlano alla pancia delle persone: “La sanità non funziona e noi diamo soldi agli immigrati"; "I nostri non hanno lavoro e noi spendiamo 40 euro al giorno per persone che non conosciamo”. Basta che il politico di turno alzi l’asticella per cadere nella sua trappola del consenso. Sarebbe più opportuno parlare delle storie che si celano dietro gli sbarchi, ma visto che si corre il rischio di essere tacciati solo di “buonismo”, proviamo a prendere in esame i numeri anche con l'ausilio dei dati forniti in un recente incontro dal prof. Maurizio Ambrosini.

Nelle ultime ore il Presidente della Regione Lombardia ha detto di non volere più richiedenti asilo, perché il territorio è saturo… Ma sarà poi vero? E un assessore regionale ha invitato i Prefetti a disobbedire alla legge… Se pensiamo solo al Bresciano, abbiamo 500 profughi o richiedenti asilo a fronte di una popolazione di un milione e 200mila abitanti. Possiamo parlare di invasione? Se tutti i Comuni facessero la loro parte, è dimostrato che la situazione sarebbe molto più gestibile: la micro-accoglienza (4/5 persone in un appartamento) è meglio delle lungo degenze negli alberghi, perché favorisce anche l’inserimento effettivo nelle comunità dove vengono ospitati.

La percentuale di accoglienza dovrebbe essere proporzionata all’estensione del territorio e al numero di abitanti, ma la realtà appare ben diversa. Il 22% dei profughi è accolto dalla Sicilia, il 12% dal Lazio, il 9% dalla Lombardia, il 5% dal Veneto e il 4% dalla Toscana… Secondo il Viminale, per esempio, la Lombardia dovrebbe accogliere di più (deve arrivare al 14%... si metta il cuore in pace Maroni) così come il Veneto e la Toscana. Ma povera Italia che deve accogliere tutti i profughi del mondo. Anche qui sono doverose alcune precisazioni. L’86% dei rifugiati (oltre 50 milioni nel 2013) è accolto in Paesi del Terzo mondo, l’Ue ne accoglie meno del 10%. Il primo Paese al mondo per numero di rifugiati accolti è il Pakistan (1.600.000). In Europa (dati relativi sempre al 2013): sono circa 600.000 in Turchia (ora forse il doppio), 232.000 in Francia, 190.000 in Germania, 126.000 nel Regno Unito, 114.000 in Svezia. In Italia nel 2013 erano 78.000… Nel 2014 sono sbarcate circa 170.000 persone (43mila nel 2013), ma solo 68.000 hanno presentato domanda di asilo: le altre hanno preferito attraversare l’Europa e cercare altri lidi. Proprio questo è uno degli aspetti che l’Ue imputa all’Italia: “Ma come, vi diamo i soldi per accoglierli e per gestire la prima accoglienza e voi li fate uscire dallo Stato senza prendere le impronte digitali?”. Per fare un raffronto sui dati nostrani, all’epoca delle guerre balcaniche, abbiamo accolto 77.000 uomini e donne, senza grandi traumi sociali.

In rapporto agli abitanti (dati Unhcr, 2013), il Libano ne ha 178 per 1.000 abitanti (ma ora sono più di 200, forse vicini ai 300), 88 per la Giordania, 34 per il Ciad e via scorrendo…; la piccola Malta ne ha 23 ogni 1000. La Svezia (ha meno abitanti della Lombardia) supera i 9 rifugiati ogni 1000 abitanti, i Paesi Bassi si attestano intorno ai 4,5, 3 per la Francia, mentre l’Italia ne accoglie poco più di 1 ogni 1000.

E se con i profughi arrivano anche i terroristi? Solo qualche sprovveduto (certi ministri potevano controllare le loro esternazioni) può pensare che il terrorista scelga di salire su un barcone della morte... ci sono altri canali, ben più sicuri, per entrare nel nostro Paese. Piuttosto che continuare ad alzare i toni, preoccupiamoci che l’accoglienza sia in linea con gli standard umani richiesti e vigiliamo affinché i profughi non siano strumentalizzati da associazioni o pseudo cooperative che hanno fatto della gestione dell’emergenza un business. Bisogna anche discutere sui tempi biblici (oggi un anno e mezzo per quanto riguarda Brescia) che intercorrono tra la domanda di asilo e la risposta.

La tragedia di due anni fa a Lampedusa e i migliaia di morti in mare di questi ultimi 10 anni non possono lasciarci indifferenti, ecco perché la Camera ha approvato l’istituzione della Giornata nazionale (il 3 ottobre) in memoria delle vittime dell’immigrazione. L’obiettivo, si legge nella motivazione, è quello di “preservare nella memoria collettiva del Paese il ricordo della grave tragedia avvenuta al largo di Lampedusa”. Lo chiede la storia, lo chiede la coscienza del nostro Paese.
LUCIANO ZANARDINI 16 apr 2015 00:00