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di GIANLUCA MANGERI 09 feb 2017 08:54

Accanto ai malati...

Quando c’è un malato in casa tutta la famiglia è ammalata. I sentimenti che vive il malato, l’ansia, la preoccupazione, la paura, la rabbia, la ribellione, la depressione, sono anche gli stessi sentimenti che vivono i suoi familiari

Per il 25° anniversario della Giornata mondiale del malato papa Francesco ha scelto “Stupore per quanto Dio compie: grandi cose ha fatto in me l’onnipotente ” come tema, invitando, sull’esempio di Maria che canta il Magnificat, a riflettere sulle opere di Dio nella nostra vita. Anche nella malattia Dio non cessa di stupire, di manifestare la sua bontà e il suo amore, di donare la forza per accettare la malattia, il coraggio per continuare a sorridere e per cogliere nella malattia nuove opportunità, prima fra tutte il rafforzamento dei legami in famiglia. Tutto questo dice in modo eloquente quanto la grazia di Dio sia all’opera nella vita degli ammalati e quanto stupore possa destare ma non solo nella loro vita, ma in quella della loro famiglia. Quando c’è un malato in casa tutta la famiglia è ammalata. I sentimenti che vive il malato, l’ansia, la preoccupazione, la paura, la rabbia, la ribellione, la depressione, sono anche gli stessi sentimenti che vivono i suoi familiari.

Tante volte la malattia scatena veri e propri drammi familiari. Il Papa in una sua catechesi ci esorta a non lasciare sola la famiglia in tale prova: “La comunità cristiana sa bene che la famiglia, nella prova della malattia non va lasciata sola”(10 giugno 2015). È l’esortazione a essere presenti. Questo “esserci” può trovare una molteplicità di modalità di presenza secondo le diverse e concrete situazioni, ma in ogni caso la nostra presenza accanto a una famiglia che soffre diventa la presenza amorevole di Dio stesso. Dio si fa presente attraverso di me, di te, per confortare, consolare, dare speranza: diventiamo strumento e prolungamento della sua azione. Questo ci interpella come comunità e ci spinge a riflettere su come essere più attenti ai malati e alle loro famiglie.

Spinge a focalizzarci sulla possibilità di organizzare “missionari della consolazione” che entrino in punta di piedi nelle famiglie che stanno soffrendo e sappiano ascoltare la sofferenza, che informino i sacerdoti, che sensibilizzano la comunità anche con la preghiera di intercessione tenendo presenti nomi e volti degli ammalati e delle loro famiglie. Questa presenza aiuta i malati e il loro familiari a rendere più leggere situazioni gravose, ad accettarle, a continuare a sperare. Questa presenza può far cantare agli ammaltati e alle loro famiglie il loro Magnificat: “Il Signore in questa prova non ci ha abbandonato, è con noi, sta compiendo grandi cose nella nostra vita, nelle nostre case, nella nostra famiglia”.

GIANLUCA MANGERI 09 feb 2017 08:54