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02 mar 2016 00:00

L'esperienza dei Consigli di quartiere

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Tra pochi mesi anche l’esperienza dei Consigli di quartiere, avviata a fine 2014 con le elezioni degli stessi, sarà giunta “a metà mandato”! Il tema della partecipazione attiva dei cittadini bresciani è stato così impostato e si è dato avvio ad una complessa sperimentazione su un progetto che non aveva ottenuto nelle aule della Loggia consensi plebiscitari e che aveva lasciato qualche strascico polemico fra le forze politiche rappresentate.
Alcuni di noi, e fra questi quanti sottoscrivono questa ‘lettera aperta’, hanno posto da tempo la necessità di una attenta verifica del cammino per valutarne le potenzialità ma anche i problemi e le difficoltà e, perché no, cercare di porre in essere soluzioni il più possibile condivise. I tentativi di trovare consensi su questa necessità sono partiti ancora nella primavera scorsa e qualche segnale di attenzione, invero, si era scorto tra i protagonisti della politica amministrativa.
Con la ripresa dell’attività politica post feriale, il tema non è stato riconsiderato anzi con il passare dei mesi sono state sperimentate, prima di un confronto diretto a livello istituzionale, altre strade, interessanti e sinergiche (forse) ma non proprio la strada maestra. A questo punto ci sembra opportuno interrompere brevemente la narrazione per precisare che l’iniziativa che si sostanzia con questo scritto si pone come una riflessione rivolta a tutti i protagonisti senza alcuna intenzione di scavalcare, escludere alcuno, tanto meno i nostri compagni di cammino degli altri quartieri, ma di dare un contributo migliorativo a quello che è stato definito fin da subito un esperimento.

‘33’ realtà sono numerose ed abbiamo, spesso, sperimentato la difficoltà e la scarsa efficacia di un interpello generalizzato pena dispersione, lungaggini e, talvolta, letture e sensibilità diverse anche per i diversi (forse troppo) cammini in corso.

Come dicevamo sono state sperimentate altre strade di cui verificheremo la bontà (presumibile, per altro verso, data la serietà degli interpreti) ma un diretto confronto tra le diverse realtà istituzionali, ancorché già prospettato, tarda a concretizzarsi.

Quanto descriveremo è frutto di nostre riflessioni, ma non solo. Si tratta di analisi e di proposte maturate con contributi di tenaci amici da sempre attenti al tema partecipativo. I Consigli di Quartiere sono organismi territoriali di partecipazione con funzioni consultive, propositive e di promozione della cittadinanza attiva. Sono stati delineati in modo rigido, fortemente distonici rispetto alle indicazioni costruttive delle opposizioni, senza un progetto che permettesse di operare in modo logico e poco dispersivo fin da subito, senza procedure di verifica per la fase sperimentale. Inoltre mancano di riferimenti per una valutazione in itinere al fine di attuare interventi di correzione, di integrazione e di sviluppo.
Ad oltre un anno dall'avvio dovrebbe essere sottoposta a diagnosi l’effettiva funzionalità dei Consigli rispetto al sistema della partecipazione civica della nostra città e le modalità di funzionamento dell’organizzazione comunale "riordinata" per il conseguimento dei risultati richiesti dai nuovi apporti partecipativi. L'art. 28 del Regolamento dei Consigli di Quartiere che impegna l'Assessore alla partecipazione a: "riferire annualmente al Consiglio comunale sul livello di partecipazione riscontrato e sull’attività dei Consigli di quartiere, sulla base di relazioni inoltrate dai Presidenti dei Consigli di quartiere stessi" non è di certo del tutto chiarificatore in proposito.
Un’ esigente proiezione programmatica dell'azione politica richiederebbe infatti ai decisori di attuare periodici riscontri, sulla base di affinati elementi valutativi.



Articolazione del Sistema della partecipazione in essere
Il modello posto in essere ha interpretato la partecipazione civica come possibilità offerta ai cittadini di eleggere 33 Consigli di Quartiere con competenze di consultazione e di proposta.
•Si tratta di organismi sperimentali, senza protocolli di sviluppo predeterminati;
•Sono stati istituiti senza condivisione di buona parte delle opposizioni;
•le associazioni del territorio non hanno in essi una specifica rilevanza;
•le associazioni sono rappresentate da propri membri eletti nei Consigli o da membri che partecipano ai Gruppi di lavoro; (in pratica spesso vanno per la loro strada talvolta senza sentire la necessità di un confronto con i CdQ)
•i Consigli non hanno sedi proprie;
•le forme di coordinamento zonale dei Consigli non sono attuate;
•nessuna rappresentanza organica dei Consigli di quartiere da questi espressa in organismi quali: Osservatorio aria (nonostante una richiesta esplicita), Consiglio d’indirizzo del welfare cittadino (partecipazione richiesta e promessa), Osservatorio T.U. (rappresentanza non nota), Fondazione della comunità bresciana, ecc.
•gli Uffici zonali non sono più espressione di decentramento ma operano qualità di Urp generalisti, senza significativi collegamenti con gli organismi elettivi.
Nell'architettura di sistema della partecipazione sono operative 2 Consulte tematiche delle associazioni di livello cittadino, attive sulle problematiche ambientali e su quelle della pace, con competenze consultive.

Riferimenti normativi
Il Regolamento:
- non contiene regole di verifica della sperimentazione;
- non prevede modalità di revisione;
- non precisa con chiarezza le funzioni – ruoli e deleghe:
CONSULTIVE - su programmazione comunale e su decentramento territoriale;
PROMOZIONE DELLA CITTADINANZA: come il Regolamento di sussidiarietà;
ATTIVITA' DI REFERENTE TERRITORIALE: come i Sensori di comunità;
PROPOSITIVE: come gli Indirizzi territoriali.
non indica la figura del Vice presidente;
non indica la convocazione da parte dei Presidenti dell'Assemblea dei Presidenti;
non sviluppa il rapporto con le associazioni (come i Laboratori civici);
non delinea il rapporto con il Consiglio comunale;
non prevede le petizioni di Quartiere;
non sono sviluppati i coordinamenti territoriali e la loro interfaccia;
non è intuita la caratterizzazione del Centro Civico di Quartiere come punto polivalente di comunità.

Lo Statuto:
- non delinea un sistema della partecipazione organico;
- non definisce i raccordi tra gli attori dei vari livelli istituzionali;
- non declina il livello di interazione partecipativa accolto (di coinvolgimento o consultivo);
- dopo la fine della Consulta per il sociale non sviluppa il passaggio da Consulte tematiche a Laboratori civici;
- non delinea un decentramento in municipalità policentriche del territorio per il decentramento dei servizi.

La realtà organizzativa comunale
- Il Direttore Generale, titolare della pianificazione strategica, non dispone di cruscotti direzionali sul collegamento tra i Consigli di Quartiere, le Aree e i Settori Comunali.
- Manca una revisione della organizzazione del Comune che richiede una rinnovata efficienza-efficacia nella operatività e nella risposta ad esigenze e problemi nei vari ambiti della vita civica su base di Quartiere.
- Serve un deciso intervento sulla cultura organizzativa della macchina comunale che è fortemente centripeta e poco propensa a decentrare.
- La funzione relativa alla informazione di comunità non è adeguatamente sviluppata.
(URP-Ufficio relazioni con il pubblico-, Informagiovani, revisione del sito comunale in funzione sia dello sviluppo identitario di ogni Quartiere che della visione d'assieme, bacheche civiche, pagina civica sui media locali, rassegna stampa strutturata, social media). E' necessario stabilire omogeneità di rapporto, con livelli finalmente ordinati, nel rispetto del protagonismo dei Quartieri e la valorizzazione del nuovo ruolo dei corpi intermedi.

Alcune proposte concrete
La logistica territoriale
- E' necessario dotare con sollecitudine ogni Quartiere di una sede adeguata e attrezzata.
Il Centro civico di Quartiere è il fulcro della logistica territoriale. E' la sede del Consiglio, lo spazio di lavoro delle Commissioni/Gruppi di lavoro tematico per operare come starter di propulsione e come polo attrattore del capitale sociale, la base operativa del “Punto polivalente di comunità”.
- Le salette civiche vanno riordinate e rese presenti nei Quartieri in modo omogeneo.
- Va condivisa la scelta della sede per l'Assemblea di Quartiere.
- Le bacheche civiche, vanno finalmente ripulite, intestate e localizzate con equità.

Coordinamento territoriale
E' il punto di sintesi tra partecipazione e decentramento, perso nella attuale frammentazione sregolata. Il riordino del decentramento è alla base di un compattamento della coesione sociale e prelude al passaggio da un'amministrazione bipolare ad una amministrazione effettivamente partecipata. La mancanza di presupposti di studio e di documentazione in questo senso rende improvvisata e fragile l'attuale indirizzo e lo proietta verso una città frattale piuttosto che a una città compiutamente policentrica con poli territoriali di servizio sede dei 5 Coordinamenti territoriali dei Quartieri presenti; punto di riferimento del tessuto associativo comunitario per consentire in modo coordinato il rilancio della vitalità dei Quartieri. Coordinamenti territoriali che dovrebbero divenire il punto d’unione tra i CdQ e l’Amministrazione comunale. Dovrebbero essere il punto d’incontro tra la programmazione posta in essere dall’Amministrazione ed i CdQ. Il luogo dove discutere delle priorità di zona e della distribuzione degli interventi.
Coordinamenti tematici in modo che ogni CdQ faccia partecipare di volta in volta soggetti diversi in base alle proprie specificità, attitudini e, perché no, professionalità. Gruppi di lavoro ristretti che consentano ai CdQ di condividere tra loro percorsi di progettazione e supportarsi gli uni con gli altri su argomenti ed eventuali progetti condivisi.

Segnalazioni e proposte dal territorio
- Rivedere l'attuale procedura con un sistema di segnalazione e proposta a tre codici da individuare:
- richieste urgenti con risposte ed interventi immediati.
- manutenzione da programmare con tempistica di ritorno.
- documentazione strutturata per inserimento "condiviso" nel Piano degli obiettivi del Direttore generale.

Procedure consultive
L'acquisizione di pareri, nelle varie modalità di espressione, va sapientemente proceduralizzata.
Una sollecitazione che rappresenta anche un auspicio. Prima di continuare su linee tra di loro disomogenee, in ordine sparso, e con una buona dose di spontaneismo (non spontaneità), e con l'approssimarsi della fine della consiliatura, va ripresa la fase istituente per caratterizzare definitivamente il Modello Brescia puntando ad una revisione complessiva dell'Architettura del Sistema della partecipazione partendo dalla riforma degli articoli dello Statuto che lo connotano, vero cuore generatore della” Città del noi “e dal riordino del Regolamento, troppo scarno, emblematicamente restio ad un vero coinvolgimento.

Davvero pensiamo che l’esperienza dei quartieri possa continuare, anche a maggioranze invertite, senza la definizione di un progetto condiviso?
Senza un prospettiva di continuità che fine faranno il lavoro svolto, le energie dedicate e le speranze generate soprattutto nei confronti di chi per la prima volta si è affacciato e messo in gioco sulla piazza della partecipazione civica?

Qui ci fermiamo, ci rendiamo conto di non essere stati sintetici, ma il rischio di cadere in un pronunciamento effimero, banale e spiccio non era certo da correre. Intanto le occasioni si stanno sprecando, le risorse consumando e il metodo di approccio viene talvolta inopportunamente replicato mediante consultazioni assembleari, informative su temi importanti e delicati solo all’ultimo istante e iniziative ludiche che arrivano trasversalmente senza la benché minima preventiva consultazione.
Con il beneaugurante saluto rivolto a tutti, auspichiamo che questa iniziativa venga accolta quale contributo per riflettere, agire e migliorare.

Severino Citroni, presidente Consiglio di Quartiere Villaggio Prealpino/Stocchetta; Maria Paola Platto, presidente Consiglio di Quartiere Brescia Antica; Michelangelo Ventura, presidente Consiglio di Quartiere San Bartolomeo
02 mar 2016 00:00