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Roma
di MASSIMO VENTURELLI 05 dic 2016 07:47

Vince il No. Renzi si dimette

Netta vittoria del fronte contrario alla riforma costituzionale varata dal governo. Oggi il premier dal Presidente della Repubblica per rassegnare il mandato. Anche a Brescia si confermano i dati nazionali

Non passa la riforma costituzionale e l'Italia, che in massa (60 a 40) ha bocciato il progetto messo a punto dall'esecutivo) deve trovarsi un altro premier e un altro governo. Questa la sintesi del referendum day di ieri. Consistente, probabilmente anche oltre le più rosee previsioni dei sondaggi che comunque da settimane anticipavano l'esito delle urne, la vittoria dei No che, con oltre 18 milioni di voti di fatto hanno messo fine all'esperienza governativa di Renzi.

Il premier, a poco più di un'ora dalla chiusura dei seggi, ha così annunciato al Paese la decisione di salire al Quirinale e rimettere il mandato. Un governo nato con l'obiettivo delle riforme non poteva sopravvivere la bocciatura di quella più importante: quella degli assetti istituzionali del Paese.  Il No ha vinto praticamente dalle Alpi  alla Sicilia, con le sole eccezioni di Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e circoscrizione Estero. Pochissime anche le grandi città in cui il Sì è riuscito a prevalere: tra i capoluoghi regionali il Non  non è passato solo a Milano, Bologna e Firenze.

Anche Brescia si è allintata al voto nazionale con il 58.30% dei No e il 41,7 dei Sì. Al di là dei numeri, che hanno portato alle dimissioni di Renzi, c'è da sottolineare l'altissima percentuale degli elettori che si sono recati alle urne. Nel Bresciano sono stati 76,4 su 100,  media che supera di 8,5 punti quella nazionale. Pochissimi i Comuni del Bresciano in cui ha vinto il Sì alla riforma: Capovalle, Cedegolo, Cellatica, Collebeato e Valvestino. Il Comune più virtuoso per percentuale di partecipanti al voto è stato quello di Visano con l'84,47%; quello più "distratto" Incudine in cui ha votato "solo" il 59,67% degli aventi diritto.

Se certo è il nome dello sconfitto, più ampia e difficile è in questo momento l'attribuzione della paternità della vittoria. Sicuramente, visto l'alta partecipazione al voto, ha vinto la democrazia (ma, a differenza di quanto ha scritto Grillo sul suo blog, con queste percentuali sarebbe stata vittoria popolare anche in caso dell'affermazione del Sì). Più complesso, coem per altro molti osservatori hanno indicato già nelle prime ore del dopo voto, indicare quale sia stata la forza trainante del fronte del No: il M5S?, la Lega di Salvini, il resto del Centrodestra? Quella parte di Pd e di sinistra contraria a Renzi, eterogenee (e difficilmente conciliabili fra loro) frange della società civile che si sono radunate intorno al No? 

Dalla risposta a questo interrogativo dipende anche il futuro immediato del Paese, perché a fronte di chi, come Grillo, ha già chiesto elezioni in tempi rapidissimi, c'è chi, come la Lega di Salvini chiede un rapido ritorno alle urne e chi, come Forza Italia chiede, invece, un percorso parlamentare condiviso per una nuova legge elettorale che accontenti tutti.

Questo, dunque, il quadro della situazione a poche ore dalla bocciatura del referendum costituzionale e, contestualmente, del governo Renzi. La questione, adesso, arriva nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

MASSIMO VENTURELLI 05 dic 2016 07:47