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Brescia
di L. L. TOMAS 06 mag 2015 00:00

Wilde nelle parole di Edoardo Rialti: dai velluti al mistero ultimo di se stesso

Giovedì 30 aprile si è chiuso il Mese letterario. Ospite della serata è stato Edoardo Rialti che ha incentrato la sua esposizione sulla vita e sulla produzione letteraria dell'autore de "Il ritratto di Dorian Gray"

“Come ad Omero devo l’impatto con la forza della storia, a Wilde devo l’impatto con la forza delle parole. Quando lessi per la prima volta, a 7 anni, 'Il Fantasma di Canterville', non rimasi colpito solo dalla storia, ma anche dalle parole, dagli aggettivi”. Con questa confessione Edoardo Rialti, docente di letteratura italiana e inglese all'Istituto teologico di Assisi, ha aperto il quarto e ultimo incontro del Mese letterario organizzato giovedì scorso dalla Fondazione San Benedetto.

Il relatore ha posto subito l'accetto sulla modernità del drammaturgo: “Wilde è l’autore più contemporaneo e politico del nostro tempo proprio perché è un’alfiere dell’inutile”. Ha fatto seguito una breve esposizione sui passi salienti della biografia dell'esteta: “Era irlandese, figlio di un medico, bruttissimo, ma le donne cadevano ai suoi piedi e Wilde probabilmente prese da lui”. La madre era una poetessa, spesso perseguitata dalla legge per le sue posizioni indipendentiste. Lady Wilde era solita far partecipare i figli ai discorsi dei grandi. Da queste fascinazioni per le avventure degli adulti ha origine una frase tristemente profetica che Wilde pronunciò di fronte ai compagni di classe: “Un giorno sarò protagonista di un grande processo”.

Wilde vince una borsa di studio e si trasferisce ad Oxford. Qui si laurea con il massimo dei voti, venendo anche premiato con una medaglia che dovrà poi vendere durante gli anni del processo. Il nostro arriva nell'Inghilterra vittoriana come “una farfalla colorata in un mondo grigio”. E' tanto appariscente, con i suoi velluti e le sue pellicce, da essere preso in giro dai "benpensanti", ma Wilde non si curava delle critiche. Un impresario americano mette addirittura in scena uno spettacolo umoristico su di lui, chiedendo a Wilde di tenere delle conferenze successive alle rappresentazioni. Rialti, che per le edizioni Lindau ha curato le “Interviste americane”, ha posto all'attenzione del pubblico numerosi aneddoti sulla vita dell'autore negli Stati Uniti. Ci sono tantissimi episodi in cui emerge un Wilde ironico, come quando va a vedere le cascate del Niagara e dice: “Una grande delusione, ci vanno le coppiette, probabilmente la prima grande delusione matrimoniale”. A 26 anni inizia la stagione dorata. Tornato in Inghilterra Wilde si sposa e ha due figli, in questo periodo prende forma “Il ritratto di Dorian Gray”, dove farà il suo esordio il terribile contrasto interiore fra l'essere e l'apparire, un contrasto che, oltre a caratterizzare la sua esistenza e le sue relazioni, sarà la principale causa dei suoi guai giudiziari.

Nell'inferno della prigione il drammaturgo scrive una lunghissima lettera sottolineando che in carcere gli è stato tolto tutto tranne se stesso ed era la cosa di cui aveva più bisogno. “Il mistero finale è se stessi”. Aveva perso tutto, la sua libertà, la sua ricchezza: “L’unica cosa che mi resta - scrive Wilde - è accettare tutto, la mia anima nella mia ultima essenza”. Morirà in una squallida camera di Parigi, solo, immaginando fantomatici duelli con la carta da parati, esteticamente poco attrattiva per Wilde: “Io e la carta da parati stiamo combattendo fino alla morte e uno di noi due prima o poi se ne deva andare” scrisse. Uno scontro che, sicuramente, ha visto Wilde uscire vincitore...
L. L. TOMAS 06 mag 2015 00:00