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Brescia
di M.VENTURELLI 17 mar 2015 00:00

Torri: i primi effetti del Jobs act e la "discesa" di Landini

Il segretario della Cisl bresciana commenta i dati Istat sul numero delle aziende che hanno fatto richiesta di accedere alle agevolazioni per l'apertura di contratti a tempo indeterminato e la scelte del leader della Fiom di dare vita a una “aggregazione sociale con funzione politica”

"I primi numeri, ancora tutti da verificare, dicono di come la capacità di proposta incroci meglio la possibilità di trovare soluzioni ai problemi. Certo, qualcuno potrà dire che queste assunzioni a tempo indeterminato sarebbero arrivate comunque. Credo, però, che sia molto diversa la prospettiva di un giovane alle prese con finte partite Iva rispetto a quello che oggi ha per le mani un contratto a tempo indeterminato. È un cambiamento radicale e chi oggi continua a sottovalutare questo aspetto forse non si è mai trovato davanti a giovani, a lavoratori senza prospettive”.

È questo il commento del segretario provinciale della Cisl di Brescia Enzo Torri ai dati Istat che confermano le richieste avanzate da più di 76mila aziende di voler assumere a tempo indeterminato. “Certo – continua Torri – siamo solo all’inizio e ognuno dovrà continuare a fare la sua parte”.

Singolare che i dati di quelli che possono essere considerati gli effetti del Jobs act, siano arrivati a qualche ora di distanza dall’annuncio di Maurizio Landini, leader della Fiom, di un suo impegno in politica (o meglio in una “aggregazione sociale con funzione politica”, questa la definizione data dal sindacalista), da sempre sulle barricate nel contestare le misure sul lavoro adottate dal governo.

“I leader sindacali che hanno scelto prima di Landini di buttarsi in politica non hanno ottenuto grandi successi – è il commento del segretario della Cisl –. E questo ci dice che forse non abbiamo il passo giusto per questo salto e che è bene che continuiamo a fare i sindacalisti”.

Nel merito della scelta operata da Landini è chiaro il pensiero di Torri: “Le ricadute che scelte di questa natura possono avere sul mondo del sindacato in generale non mi esimono dal dare un giudizio su questa scelta. Landini ha usato il sindacato e questo non fa bene al nostro mondo”.

La scelta del sindacalista Fiom potrebbe ridare fiato a una polemica mai sopita, anche fra i lavoratori, su un sindacato che negli anni ha scelto di trasformarsi in soggetto politico a scapito della sua funzione di tutela di diritti dei lavoratori.

“Soprattutto in questi anni di crisi − è il pensiero di Torri – abbiamo fatto fatica a stare in campo. Dovremo avere la capacità di trovare risposte sempre nuove. Spesso, però, diamo l’impressione, e il caso Landini mi pare lampante, di dare risposte vecchie a temi nuovi, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti”. Il segretario della Cisl bresciana si riferisce alle resistenze della Fiom rispetto al confronto con la Fiat.

Grazie alla mediazione da cui Landini si è chiamato fuori, la Fiat pur con tutti i limiti dell’operazione Marchionne, è tornata ad assumere. “Se avessimo ceduto a logiche vecchia − afferma ancora Torri – oggi saremmo qui a raccontare un epilogo ben più problematico”.

Nei giorni della “discesa in campo” di Landini su Facebook c’è stato un post di una simpatizzante che chiedeva al leader della Fiom di farla sognare, senza dimenticare che, testualmente, :”oggi i sogni non sono più sufficienti”.

“Credo che dobbiamo mantenere la capacità di sognare – è il commento del segretario Cisl – senza mai perdere di vista la proposta del quotidiano, perché è in questo contesto che siamo chiamati a portare un po’ del nostro sogno. Questo non significa, anche nel campo delle relazioni sindacali, arrendersi di fronte alle situazioni che sembrano troppo forti o arroccarsi a strenua difesa del sogno, ma di contribuire ogni giorno alla costruzione di proposte credibile e praticabili”.
M.VENTURELLI 17 mar 2015 00:00