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Brescia
di REDAZIONE ONLINE 24 feb 2015 00:00

Programmazione e capacità di adattamento: la strada per l'occupazione giovanile

Il focus sulla disoccupazione giovanile dell'Associazione artigiani, presieduta da Enrico Mattinzoli

Di seguito le osservazioni di Enrico Mattinzoli, presidente dell'Associazione artigiani. I dati sulla disoccupazione giovanile in Italia sono sempre più allarmanti e ci pongono di fronte ad una emergenza sociale di portata storica. E' del tutto evidente che la situazione economica stagnante non fa che appesantirne gli effetti ma, al tempo stesso, viene da chiedersi se vada considerato un nuovo approccio da parte delle Istituzioni Scolastiche verso il mondo del lavoro.

Gli strumenti che continuano ad essere determinanti per trovare un lavoro sono: la formazione, (che non può più limitarsi a quella di base) ma soprattutto la richiesta del mercato. La logica dei Paesi anglosassoni, dove ad una richiesta di assunzione viene posto il quesito di “quale sia il vantaggio da subito per l'azienda”, sta diventando nell'ottica della globalizzazione di uso sempre più comune.

Ecco quindi che il rapporto tra sistema scuola/formazione ed impresa deve poter essere più sinergico, soprattutto nella fase programmatica.
Migliaia di laureati e diplomati in cerca di una prima occupazione che il mercato non richiede, avrebbero visto aumentare le loro probabilità e potenzialità occupazionali, se alla fine della scuola dell'obbligo, qualcuno avesse illustrato a questi giovani, oltre che le possibilità di formazione, le effettive future possibilità di occupazione

Serve quindi offrire, al momento della scelta del percorso formativo, strumenti aggiornati di programmazione, che sappiano leggere e prevedere scientificamente quante e di che tipo saranno le figure professionali richieste dal mercato del lavoro nel prossimo decennio.

Programmare quindi e al tempo stesso avere il coraggio di modificare uno stereotipo tutto italiano che vede una sorta di incompatibilità tra formazione di alto livello e lavori manuali quasi a voler segnare una linea di confine tra lavori “qualificanti” e lavori “qualificati”.

Vale la pena quindi di riconsiderare quelle attività manuali, che hanno fatto grande il nostro Paese non solo nel Rinascimento, ma anche ai giorni nostri e che rischiano di scomparire se non tramandate nella loro essenza del “saper fare”

Come al solito la risposta anche se non condivisibile, ma in tutta la sua crudezza, la darà e continuerà a darla il mercato.
REDAZIONE ONLINE 24 feb 2015 00:00