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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 13 gen 2017 12:05

Non dimenticatevi del Libano

L’abate maronita libanese Marcel Abi-Khalil, in visita nel Bresciano per ringraziare l'associazione Terrae Caritatis per il sostegno e per le adozioni a distanza, chiede di pregare per il suo piccolo Paese, modello di accoglienza (2 milioni di profughi su 4 milioni di abitanti) e di integrazione religiosa per tutto il Medio Oriente

L’abate maronita libanese Marcel Abi-Khalil ha 87 anni e l’entusiasmo di una persona che porta nel cuore la gioia del Vangelo e, soprattutto, non ha mai perso la speranza, quel seme che cresce lentamente anche là dove, secondo il metro umano, parrebbe impossibile. Parla volentieri del suo Libano, “modello di ecumenismo e di dialogo interreligioso”, e dei 50 ragazzi (dai tre ai 18 anni) che grazie alla generosità delle famiglie bresciane stanno portando avanti il loro percorso scolastico nelle scuole gestite dai cristiani ma aperte anche ai musulmani. Lì dove si imparano tre lingue (arabo, inglese e francese), lì dove gli studenti più poveri possono avere le stesse possibilità di studio. Il merito è della rete di amicizia nata più di vent’anni fa in seno alla Caritas diocesana e, oggi, tessuta dall’associazione Terrae Caritatis che ha nel direttore don Pierantonio Bodini e in don Faustino Pari due autorevoli membri. “Devo ringraziare – esordisce l’abate maronita – le tante famiglie che in questi anni non ci hanno mai abbandonato e che fanno anche un sacrificio economico (312 euro all’anno per l’adozione a distanza) per aiutarci. Ogni anno, e sono contento, conosciamo nuove famiglie disposte a dare il loro contributo. Sono qui in Italia anche per portare le notizie dei ragazzi con i quali si scrivono abitualmente”.

L’associazione Terrae Caritatis è stata promossa nel 2006 da un gruppo di persone, sacerdoti e laici, provenienti da esperienze nel campo della solidarietà sociale. In particolare, sostiene le Chiese che vivono la loro esperienza di testimonianza del Vangelo e di carità in contesti a prevalenza mussulmana. Nel contempo si impegna per la realizzazione di progetti nell’area educativa, sanitaria e sociale. Ogni anno, inoltre, il 23 luglio celebra una Messa al Buon Pastore per fare memoria di San Charbel (1828-1898), l’eremita libanese canonizzato da Paolo VI alla fine del Concilio.

Il Libano dallo scorso 31 ottobre ha finalmente (dopo due anni di attesa) un nuovo presidente cristiano appartenente alla Chiesa maronita ed è stato formato un nuovo governo. Le cariche istituzionali sono suddivise equamente tra cristiani e musulmani, quest’ultimi nel Paese dei Cedri sono in larga misura “moderati”, anche se nel milione di profughi arrivati dalla Siria (Beirut è a un’ora di macchina da Damasco) ci sono anche schegge di integralismo. La piccola nazione (si estende su una superficie di 10.500 chilometri quadrati) accoglie due milioni di profughi dalla Siria, dall’Iraq e dalla Palestina su quattro milioni di abitanti. Qui dove sono presenti ben 16 comunità religiose (12 cristiane e 4 musulmane), la “voce della Chiesa con il Patriarca è molto ascoltata. I cristiani sono rispettati e vivono bene con tutte le religioni. Io, ad esempio, sono parroco da 12 anni nella mia città natale a Deir al-Qamar (Convento della luna), l’antica capitale del Libano, in una provincia abitata principalmente dai drusi, una setta musulmana esoterica. Il popolo del Libano è un popolo molto accogliente, ma vi chiediamo solo di non lasciarci soli. Non so fino a quando questo piccolo Stato potrà supportare tutti i profughi, dobbiamo fare in modo che possano rientrare nelle loro case”. C’è anche un altro aspetto da non sottovalutare. “In Medio Oriente – conclude – assistiamo da anni all’esodo dei cristiani che invece garantirebbero spazi di pace all’interno dello scontro tra sunniti e sciiti. Solo in Iraq ne sono rimasti solo 300mila (erano un milione e mezzo). E se i cristiani vengono meno, che cosa ne sarà della Terra Santa?”.

LUCIANO ZANARDINI 13 gen 2017 12:05