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Tignale
di REDAZIONE 26 ott 2017 08:01

L'appello: restituite le reliquie

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Don Giuseppe Mattanza, parroco di Tignale si rivolge a chi ha rubato dal Santuario di Montecastello le reliquie di San Giovanni Paolo II e del Beato Popieluszko, perché riconsegni alla comunità qualcosa che ha un grande valore spirituale, ma di scarso rilievo economico. Le teche che le contengono, infatti, sono di semplice metallo dorato

La notizia lanciata dai media locali ha destato scalpore ed è diventata, nel breve giro di poche ore, oggetto dell’interesse delle grande testate nazionali. Il trafugamento delle piccole reliquie di San Giovanni Paolo II e del Beato Popieluszko dal Santuario di Montecastello a Tignale del Garda sembra essere diventato un caso nazionale “Quello che abbiamo subito ha tutti i contorni di un furto dettato ragioni economiche, compiuto da qualcuno, evidentemente, che non se ne intendeva” commenta così don Giuseppe Mattanza, parroco di Tignale e vicario zonale della pastorale XVII Alto Garda, il furto delle reliquie, avvenuto nella notte tra sabato 21 e domenica 22.

Secondo il sacerdote, infatti, i ladri si sarebbero lasciati ingannare dall’aspetto apparentemente prezioso delle teche in cui sono conservati una piccola porzione del sangue di San Giovanni  Paolo II e un ridotto frammento osseo del sacerdote martirizzato.

“In realtà – continua don Mattanza – si tratta di semplici teche metalliche dorate di relativo valore economico, così come lo sono gli altri oggetti trafugati”. Più importante per la comunità che fa rifermento al Santuario di Montecastello è invece il valore spirituale del contenuto delle teche, tanto che il parroco non esita a definire il furto come della perdita comunitaria di un dono: “Tutte le cose che entrano a far parte del patrimonio del Santuario, poi diventano parte anche di quello della comunità”.

Entrambe le spoglie, il sangue di Papa Wojtyla e un frammento osseo del Beato Popieluszko, erano infatti state donate dal card. Stanislao Dziwisz (già segretario particolare di Giovanni Paolo II e attuale arcivescovo di Cracovia) alla comunità di Tignale in occasione di un pellegrinaggio parrocchiale in Polonia nel 2014.

Esposte nella Casa Santa, la parte più interna del Santuario, dove è custodita anche l’immagine della Madonna Miracolosa di Montecastello, le reliquie erano meta di pellegrini. Appartenevano a due figure della Chiesa molto vicine e amate dalla gente: “Sostare in preghiera davanti a queste reliquie – continua il parroco - significa infatti affidarsi a queste grandi figure della Chiesa attraverso la preghiera”.  Per questo motivo don Giuseppe e la sua comunità si definiscono colpiti dall’accaduto, che non è solamente una questione economica o un impoverimento dal punto di vista artistico, ma anche un “colpo ai sentimenti di affetto che la gente prova nei confronti del Santuario”.

Secondo una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri di Gargnano incaricati dell’indagine, i ladri, entrati come turisti nel Santuario, si sarebbero poi nascosti al suo interno e avrebbero agito nella notte.

“Si sono fatti chiudere dentro: le porte sono blindate e non ci sarebbe stato modo di entrare dall’esterno” dichiara don Giuseppe, al quale le forze dell’ordine hanno mostrato un interstizio nei pressi di  un altare laterale, dove una persona di piccola statura si sarebbe potuta accovacciare. Una tesi, questa, sopportata dal rinvenimento di una tovaglia che lo ricopriva, spostata probabilmente dal passaggio del ladro che, forse, non ha agito da solo. La questione che più suscita scalpore è che potrebbe essere stato un concittadino a compiere il furto. Per questo don Giuseppe Mattanza lancia un appello e si dice “speranzoso che chi ha compiuto il furto abbia il coraggio, anche anonimamente, di restituire le reliquie”.

ASCOLTA L'INTERVISTA A DON GIUSEPPE MATTANZA, PARROCO DI TIGNALE

REDAZIONE 26 ott 2017 08:01