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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 27 ott 2017 11:08

Il nuovo economo diocesano si presenta

Il vescovo Pierantonio Tremolada ha nominato Paolo Adami economo della Diocesi. Subentra a Mauro Salvatore, dal gennaio scorso alla guida dell'economato della Cei

Sposato con Sara, padre di due figli, Pietro di 18 anni e Tommaso di 15, Paolo Adami è il nuovo economo diocesano. Nato a Bagnolo Mella ma cresciuto a Leno, o meglio, all’oratorio di Leno, Adami è responsabile del personale laico della Curia diocesana, economo del Seminario e responsabile amministrativo del Centro oratori bresciani, oltre che figura presente in alcuni consigli di amministrazione degli enti della Diocesi. Formatosi alla scuola di mons. Gino Zoli che lo ha assunto in Curia, di mons. Antonio Bertazzi che lo ha accompagnato nei primi passi e soprattutto di mons. Giuliano Nava che gli è  stato amico e maestro e alla cui protezione dal cielo affida il suo incarico come afferma, Paolo Adami subentra a Mauro Salvatore - dal gennaio scorso alla guida dell’economato della Cei - del quale è stato, dal gennaio scorso, stretto collaboratore, in qualità di suo vice. I tanti impegni però, non gli impediscono e non gli hanno mai impedito di impegnarsi nella vita della parrocchia. Dal 1988 ha ricoperto, infatti, diversi incarichi: animatore, educatore, catechista e oggi membro del Consiglio pastorale parrocchiale.

Dott. Adami, il vescovo Tremolada l’ha nominata economo diocesano. Con quale animo affronterà questo nuovo incarico?

Sono innanzitutto riconoscente per la grande fiducia che mi è stata manifestata sia da parte del Vescovo sia da parte di chi ha proposto la mia nomina. E’ un impegno grande, gravoso, carico di responsabilità che cercherò di affrontare nella maniera che ha sempre contraddistinto la mia professionalità: con serietà, competenza e onestà.

Per mesi, in qualità di vice economo, ha affiancato Mauro Salvatore. Quanto è stata importante questa fase di “rodaggio”?

E’ stata fondamentale. Mi sono avvicinato a questo incarico su richiesta del vescovo Luciano Monari che mi ha affiancato al Dott. Salvatore, impegnato nell’enorme quanto importante incarico affidatogli, per cercare di sostituirlo qui a Brescia in attesa dell’arrivo del nuovo Vescovo. Ho affrontato questo impegno senza aspettative, ponendomi al servizio dei miei superiori. Ho assolto al mio compito con la consapevolezza che avrebbe avuto un termine. Ripeto, lavorare a stretto contatto con Mauro Salvatore è stato fondamentale: è una figura professionale poliedrica, capace di riuscire a sostenere il peso di numerosi incarichi. Ne è prova il fatto che la Cei lo abbia nominato economo per i prossimi anni. Con lui ho iniziato a collaborare, a stretto contatto, nelle vesti di Capo del personale di Curia, potendone apprezzare le doti umane e professionali. Da questo punto di vista credo che l’aver individuato in me il suo successore possa essere interpretato come un segno di continuità rispetto al lavoro fatto in questi mesi. E’ stata una grande fortuna, direi quasi una grazia, averlo a fianco garantendomi questo periodo di “tirocinio”. Alla luce della mia recente nomina lo interpreto come tale.

Lei è il secondo economo laico della Diocesi di Brescia. Pensa che possa essere questa la direzione anche nelle altre diocesi?

E’ una domanda un po’ troppo impegnativa rispetto alle mie conoscenze e competenze attuali. Credo che nominando un economo laico – sebbene Mauro Salvatore sia un diacono permanente ma allo stesso tempo una figura qualificata del laicato – la Cei abbia fornito un orientamento: la direzione penso possa essere anche questa. Brescia, per la seconda volta, ha un economo laico. Anche da questo punto di vista penso si possa guardare a questo come a un premiare il laicato bresciano che ha a cuore le sorti della Chiesa bresciana tanto quanto il clero.

All’interno della Diocesi ricopre diversi incarichi: in termini esperienziali cosa si sente di portare in questa nuova veste di economo?

Io lavoro in qualità di dipendente della Diocesi di Brescia dal lontano 1999. Pochi anni dopo ho assunto la responsabilità amministrativa del Centro oratori bresciani che mi ha consentito di maturare una serie di esperienze nei rapporti con gli enti pubblici, con gli altri Uffici di Curia, con i dipendenti come con i sacerdoti. Da questo punto di vista credo che la mia nomina a economo rappresenti una tappa importante di un percorso iniziato anni addietro. Gli incarichi che ho assunto nel corso degli anni penso siano andati tutti in questa direzione: responsabile del personale laico della Curia nel 2009, economo del Seminario nel 2013… Sono state esperienze attraverso le quali ho potuto sperimentare e sperimentarmi con svariati temi. In quest’ottica credo che la nomina sia un grande riconoscimento rispetto al mio modo di lavorare all’interno della struttura diocesana.

L’esperienza oratoriana quanto ha inciso sulla sua maturazione?

Penso che l’esperienza oratoriana sia stata fondamentale nella mia crescita, nella mia maturazione. “Cresciuto in oratorio” è un modo dire diffuso e, senza presunzioni, penso di far parte di quel mondo. Mi sento a tutti gli effetti figlio del mio oratorio. Lì ho avuto modo di conoscere persone straordinarie, sacerdoti, religiosi e laici, che hanno segnato in maniera marcata il mio percorso spirituale e umano. Penso di poter affermare di aver acquisito lo stile dell’oratorio, della gratuità, del servizio per gli altri. Significativo, in tal senso, è stato il periodo di servizio civile alla Caritas come obiettore di coscienza. Anche qui ho conosciuto alcuni testimoni della fede che hanno cambiato in maniera decisiva il mio modo di affrontare i problemi quotidiani e il vivere all’interno della Chiesa. Sarò sempre riconoscente nei loro confronti. Successivamente ho vissuto l’esperienza del Seminario e dell’insegnamento della religione cattolica, per tre anni, in diverse scuole della provincia. Sono queste, a mio parere, le esperienze originarie dalle quali una persona riesce a crescere e ad esprimere il meglio di sé. 

Lei è anche presidente della Fondazione San Francesco di Sales, editrice del settimanale diocesano e punto di riferimento del Centro delle comunicazioni sociali. Nei giorni scorsi il card. Bassetti ha rimarcato l’importanza dell’informazione religiosa e la sua capillarità territoriale. Qual è la sua visione in merito?

Alcuni giorni fa ho partecipato a Roma a un’importante iniziativa dove veniva rimarcata, da parte dei Vescovi, la scelta di costruire una sorta di tutt’uno fra la figura del Vescovo e le Comunicazioni sociali sul territorio della Diocesi. Nello specifico, nella figura dell’economo e del rappresentante legale della realtà che governa le Comunicazioni sociali all’interno della Diocesi, si indicava la necessità di uno stretto contatto. Noi, da questo punto di vista, possiamo dire, con un pizzico di orgoglio – senza meriti personali considerato che sono arrivato “l’altro ieri” – che Brescia ha fatto scuola dato che le realtà che fanno riferimento alle Comunicazioni sociali sono già accorpate ad un’unica realtà che è la Fondazione San Francesco di Sales. Molte altre diocesi in Italia hanno delle realtà molto differenti e variegate. Lo spirito con il quale la Cei chiede che le diocesi siano il più possibile aggiornate e da questo punto di vista Brescia è  all’avanguardia, aggiornata, rispetto allo spirito richiesto dai Vescovi.

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ROMANO GUATTA CALDINI 27 ott 2017 11:08