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Brescia
16 set 2016 15:00

L'educazione digitale? Partire dall'infanzia

La quasi totalità dei genitori su questo tema specifico semplicemente non c’è. I servizi? In Italia sono carenti. Grida d’allarme quelle emerse a Scholé, il consueto appuntamento dei pedagogisti cattolici promosso dall’Editrice La Scuola che si è svolto a Brescia presso il Mater Divinae Gratiae il 15 e 16 settembre

Non c’è più  tempo, non occorre aspettare nemmeno un minuto, perché non solo l’educazione digitale non è un optional, ma si deve partire dall’infanzia. Tenere fuori dalla portata dei più piccoli i social media? E’ difficilissimo: entrano comunque nella vita di bambini e adolescenti. La famiglia? La quasi totalità dei genitori su questo tema specifico semplicemente non c’è. I servizi? In Italia sono carenti. Non si percepisce la dimensione del problema che è culturale e sanitaria. E le conseguenze, ad esempio, del consumo precoce di televisione fra i bambini anche prima dei tre anni, di consolle di gioco portatili prima dei sei anni, di internet da soli prima dei nove, e senza alcun controllo dopo i dodici…, sono sotto gli occhi di tutti. Grida d’allarme quelle emerse a Scholé, il consueto appuntamento dei pedagogisti cattolici promosso dall’Editrice La Scuola che si è svolto a Brescia presso il Mater Divinae Gratiae  il 15 e 16 settembre. Pier Cesare Rivoltella, ordinario di pedagogia all’Università Cattolica e Serge Tisseron, psichiatra infantile, autore pluritradotto in tutto il mondo, legandosi anche ai drammatici fatti italiani di questi giorni, hanno auspicato il pieno impegno della comunità scientifica nella promozione di una sempre maggior responsabilità sociale e individuale, facendo tesoro delle ricerche disponibili e in corso, sugli effetti devastanti del consumo precoce televisivo e della rete  nei bambini e negli adolescenti. Si tratta di conseguenze davvero preoccupanti, quali un aumento altissimo della tendenza alla vittimizzazione, all’isolamento sociale, all’aggressività, a comportamenti antisociali .

Senza demonizzare strumenti ormai alla portata di tutti, appare indispensabile non solo  il rafforzamento –là dove esistono- di buone pratiche, ma anche campagne di prevenzione e sensibilizzazione che coinvolgano famiglie, scuola, istituzioni educative e sanitarie. Sì: “Perché - ha affermato Tisseron - non va dimenticato che gli schermi, piccoli o grandi, sono ormai un problema di salute pubblica dalla nascita. Rischiamo di favorire situazioni ben più difficili da gestire nel momento dell’adolescenza”.. Sul ruolo delicato di questa prima fase della vita, sono intervenuti il 16 settembre lo storico dell’educazione Luciano Pazzaglia che ha offerto interessanti indicazioni facendo il punto su asili nido, scuola materna e primaria , e la pedagogista Egle Becchi, che ha parlato di radicati e nuovi  “diritti del bambino” e dell’ adolescente”. I lavori ieri sono poi proseguiti con gli interventi di  Anna Maria Bondioli (psicopedagogia dell’infanzia) e Monica Amadini (i diritti dei bambini). E' seguita la seconda sessione (moderata da Olga Rossi Cassottana) dedicata a differenti modelli educativi ben sperimentati : con Paola Trabalzini, Andrea Bobbio, Nicola Barbieri. Nella mattinata del 17 si sono discussi invece aspetti  politici e istituzionali. La sessione (moderata da Redi Sante di Pol), ha visto gli interventi di Susanna Mantovani, delle parlamentari Vanna Iori e Milena Santerini e del deputato al Parlamento europeo Luigi Morgano. Si è tornati sulla “Buona Scuola” in un confronto sulla sua attuazione tra luci e ombre, e non pochi problemi di carattere burocratico. Inoltre, circa il mondo dell'infanzia, restano -più in particolare- nodi relativi alla definizione degli asili nido: in funzione di un semplice sostegno alle famiglie o di un vero progetto educativo? della scuola materna nei suoi rapporti con gli asili nido o anche con la scuola primaria?

16 set 2016 15:00