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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 14 dic 2017 10:24

L'amore al tempo dei social

"Servono scelte consapevoli". Questo l'appello che Domenico Geracitano, collaboratore tecnico capo della Polizia in servizio alla questura di Brescia, da anni impegnato nella lotta al cyberbullismo, lancia ai giovani sempre più portati a vivere esperienze fondamentali della loro vita, compresa la sfera affettiva, sulla rete

È ormai assodato che per un numero sempre maggiore di giovani e giovanissimi i social sono un universo in cui vivere anche la sfera dell’affettività e della sessualità. La cronaca racconta che non sempre sono consapevoli dei rischi a cui vanno incontro. Ne sa qualcosa Domenico Geracitano, collaboratore tecnico capo della Polizia in servizio alla questura di Brescia, da anni impegnato nella lotta al cyberbullismo, che sul tema ha concesso a “Voce” una lunga intervista.

Perché sono sempre di più gli adolescenti e i giovanissimi che si lasciano tentare dalla sirena dei social?

Nella nostra società possiamo, oggi, constatare come stia crescendo a dismisura l’utilizzo delle tecnologie comunicative in grado di orientare e condizionare le relazioni sociali, quelle interpersonali e i comportamenti di tutti, coinvolgendo non solo i "nativi digitali" e i "migranti digitali", bensì ogni singolo utente, di qualsiasi età, che si trovi costantemente connesso al Web. In particolare, i nativi digitali ossia, gli adolescenti sono sempre più, abituati ad usare le nuove tecnologie fin da bambini per giocare, comunicare, tenersi aggiornati, imparare e fare acquisti. Tutto questo avviene sempre prima, infatti gli smartphone sono diventati elemento di vita quotidiano di bambini e adolescenti, modificando radicalmente il modo di concepire le comunicazioni, le interazioni e le relazioni, soprattutto per quella fascia della popolazione. Attualmente questi bambini stanno crescendo con queste possibilità non come novità ma come condizione di vita. Ed in queste condizioni di vita va anche inserita la sfera della sessualità, per tanti di loro diventa un attimo dove creare o inventare un gioco di gruppo virtuale, su una chat dove pubblicare centinaia foto con pose molto ammiccanti o video molto compromettenti. Tutto ciò nasce per mancanza di consapevolezza, dovuta quasi sempre alla mancanza di educazione all’uso consapevole del web. Regalare uno smartphone ad un bambino oggi è una enorme responsabilità da parte di un genitore, in quanto esso rappresenta per i nostri figli una finestra sul mondo, con il quale possono creare la propria “identità virtuale”, quindi prima di regalarlo bisogna spiegarlo. Bisogna far capire che per tale strumento è stato consegnato un documento d’identità utile alla sua intestazione e pertanto essendone l’intestatario (genitore) è importante inserire una password di accesso che entrambi dobbiamo conoscere, mentre per l’accesso all’app store o play store e fondamentale inserire una password che solo noi genitori conosciamo, questo per permettere di conoscere prima di istallarle nello smartphone o tablet.

Di questo fenomeno se parla tanto, non sempre in maniera adeguata. Quali sono i rischi consapevoli e inconsapevoli in cui un giovane rischia di incappare affidandosi ai social per questa dimensione?

Uno dei maggiori problemi legati al web è il cyberbullismo, l’evoluzione del bullismo per come lo conoscevamo qualche anno fa. I problemi spesso sorgono quando gli stessi ragazzi caricano sui social le proprie immagini, senza la reale consapevolezza di dove vadano a finire, con il rischio, per altro, di cadere nelle trappole dei pedofili. Sono queste le maggiori negatività del web che, ripeto, emergono dall’uso sconsiderato di questo strumento virtuale da parte dei ragazzi. Il bullismo è un fenomeno che, negli ultimi anni, ha assunto nuove forme. Oggi si sente spesso parlare di cyber-bullismo. Questo termine si riferisce ad azioni di bullismo messe in atto attraverso le nuove tecnologie, come ad esempio diffondere foto private su internet, postare offese sulla bacheca di Facebook o scrivere insulti in chat. Anche se non c’è una relazione o un contatto diretto fra il cyber-bullo e la sua vittima, questo non significa che ciò che accade online non abbia conseguenze dannose: proprio perché c’è la possibilità di avere gli smartphone sempre accesi e connessi ad internet, per la vittima di cyber-bullismo è molto difficile sottrarsi agli attacchi di un cyber-bullo, che possono avvenire in qualunque momento. Le prepotenze online, infatti, possono essere perpetrate anche di notte, in forma anonima e raggiungere con pochissimi click moltissime persone, rimanendo accessibili online anche per molto tempo. Non meno preoccupante è il tema del sexting. Si tratta di una pratica che segue un suo rituale ben preciso: ci si fotografa o filma col telefonino nudi o in pose provocanti, lo si fa di nascosto dai genitori, e poi si inviano le immagini. È una pratica che espone ragazzi e ragazze a diventare autori di pornografia con proposte di sesso a pagamento (porno fai da te). Collegati a questi c’è, infine, il vamping: adolescenti che rimangono svegli di notte per chattare e postare commenti sui social o giocare online allo scopo di raggiungere nuovi obiettivi che il gioco pone.

Il timore di possibili conseguenze giudiziarie è un deterrente?

Oggi più che mai è fondamentale riflettere prima di insultare, deridere o minacciare perché questo costituisce reato. Infatti secondo l’articolo 1 comma 2 della Legge nr. 71 del maggio 2017 “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo, rappresenta reato". Chiediti sempre se quello che pubblichi on line può offendere o danneggiare qualcuno. Ricorda che sei responsabile di ciò che scrivi o diffondi su web e social network. 

Affrontando ormai da anni queste tematiche vi siete fatti un’idea delle ragioni in base alle quali, nonostante i tanti allarmi lanciati, siano sempre di più i ragazzi che cadono vittime di questi mondi?

Internet e i social sembrano offrire a tutti una grande opportunità: farsi vedere dal mondo. Lo smartphone diventa allora una finestra. Ciascuno può dire al mondo ciò che sa fare, può costruirsi una web reputation. Tutto questo è un potente stimolo all’uso della rete anche per la dimensione affettiva e sessuale. Il problema è capire a quale scala di valori si fa riferimento quando ci si affida a Internet per raggiungere i propri obiettivi. E questo può essere un’operazione ardua per giovani e giovanissimi. Il pressante appello che rivolgiamo in ogni occasione è che prima di pubblicare un’immagine è importantissimo chiedersi cosa poss darci. L’immagine che noi inseriamo in un qualsiasi continente virtuale non potrà mai più essere eliminata. Anche se esiste il diritto all’oblio, ossia la possibilità di richiedere una eventuale rimozione, qualcuno potrà salvare quell’immagine in un archivio personale per poi ripubblicarla. Per poi non parlare di immagini di minori che possono essere anche oggetto di scambio tra pedofili, creando un vero e proprio archivio all’interno di siti pedopornografici che nascono nel sistema deep web di internet. Ciò che pubblichi oggi potrebbe non piacerti più domani, o potrebbe danneggiare la tua reputazione con datori di lavoro, colleghi, compagni di studio, e così via.

Sono sempre di più le coppie di giovani e giovanissimi che nascono e si formano on line. Qual è il suo giudizio in proposito?

Al di là di qualsiasi giudizio personale, credo che sia necessario partire dal presupposto che spesso e volentieri i ragazzi, come i genitori, non conoscono del tutto questi strumenti. Gli adulti dovrebbero insegnare ai propri ragazzi che quando costruiscono un proprio profilo in rete stanno costruendo la loro identità virtuale, ma soprattutto a far capire quanto sia importante un dialogo proficuo fra la realtà virtuale e il mondo reale.

MASSIMO VENTURELLI 14 dic 2017 10:24