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Lampedusa
di RADIO VATICANA 10 feb 2015 00:00

Nuova tragedia del mare al largo della Libia, in 29 muoiono assiderati

Un'altra tragedia del mare davanti alle coste della Libia: sono 29 i migranti che hanno perso la vita

Ventinove gli immigrati morti per assideramento e altri in gravissime condizioni. Nel tratto di mare tra Libia e Lampedusa, teatro di altri naufragi, tra i quali quello dell’ottobre del 2016 con 366 morti, la Guardia Costiera Italiana è intervenuta per prestare soccorso nonostante le condizioni proibitive del mare. Subito tante le critiche alla missione europea Triton, che ha sostituito Mare Nostrum e forti le ripercussioni in campo politico. Morire nella speranza di una nuova vita. Questo il nuovo dramma dell’immigrazione.

Mare forza 8 con onde alte nove metri, oltre 100 persone a bordo di una carretta del mare nell’ultimo pezzo di traversata del viaggio della speranza. Bagnati e senza vita così i soccorritori, al largo delle coste libiche, hanno trovato 7 di loro. Sono solo i primi a cadere, di là a poco il numero dei morti sale a 29. Altri 15 raggiunti difficilmente dalla Guardia Costiera Italiana vengono portati a Lampedusa ma le loro condizioni sono gravissime.

L’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro:
R. – Dovremmo metterci tutti in ossequioso silenzio e pensare che questi erano uomini come noi e sono morti in una maniera indegna per un essere umano. Qui ci sono esseri umani che continuano a bussare alle porte perché continuano a chiedere di vivere e un’operazione europea che si limiti soltanto a salvaguardare i confini credo che non otterrà grandi risultati. Occorre fare delle scelte politiche coraggiose che rispettino la gente e che siano in sintonia con le necessità del mondo d’oggi.

Nel mirino delle critiche c’è Triton, la missione europea per il controllo dei flussi migratori. L’Unhcr dice che non è sufficiente, per il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini si è tornati indietro, sulla stessa linea il direttore sanitario dell’isola Pietro Bartolo che parla di una tragedia che si poteva evitare. Il centro Astalli chiede l’apertura di corridoi umanitari. Il presidente padre Camillo Ripamonti:

R. – Queste persone che fuggono da persecuzioni e da guerre cercano in ogni modo di arrivare in Europa e quindi si affidano ai trafficanti che fanno i loro interessi quindi l’idea è quella di attivare dei ponti sicuri, sulla modalità bisogna discutere, bisogna e confrontarsi però credo sia giunto il momento che l’Europa affronti questa questione soprattutto perché i confitti alle porte dell’Europa sono molti e quindi queste ecatombi e queste stragi rischiano di ripetersi in continuazione.
RADIO VATICANA 10 feb 2015 00:00