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Brescia
di M. VENTURELLI 07 lug 2016 00:00

Ricetta bresciana per rendere meno calda l'estate di Renzi

Le analisi del segretario del Pd bresciano Michele Orlando

Quella che si prospetta davanti al premier Renzi è un’estate calda. Ai malumori interni per i non brillanti esiti del Pd nella recente tornata delle amministrative si assommano, e non da oggi, quelli per il comportamento da tenere nel prossimo referendum costituzionale.
Si tratta di temi di cui si discute anche nel Pd bresciano, dove per altro una soluzione pare essere stata trovata, come aveva affermato il segretario Michele Orlando, in un'intervista a Radio Voce a commento dell'esito dei ballottaggi.

“L’esito delle recenti elezioni amministrative – aveva affermato nei giorni scorsi ai microfoni di Radio Voce il segretario del Pd bresciano Michele Orlando (nella foto)– ha palesato l’esistenza nel centro-destra e nel M5S di un fronte comune anti-Renzi. Dovere del Pd è quello di non alimentarlo e rafforzarlo anche dall’interno”. Chiaro il suo riferimento alla sempre più profonda spaccatura ormai in atto tra il premier e la sinistra del partito. Orlando si permette, però, di fare arrivare da Brescia a Roma qualche piccolo suggerimento. “A Brescia – afferma – da qualche settimana abbiamo aperto la via per gestione unitaria del partito, in cui persone che hanno idee, priorità e punti di vista diversi sui grande obiettivi riescono a trovare la sintesi senza minacciare di volta in volta chissà quali sfaceli…”

Per arrivare a risultati analoghi anche a livello nazione serve, per Orlando, un atteggiamento meno catastrofico e quindi più credibile soprattutto da parte dei leader della sinistra interna. “Il continuo atteggiamento di critica – afferma –, oltre che a ledere la credibilità complessiva del partito lede anche la loro personale”. Con questo atteggiamento, rischiano di costringere alla marginalità una parte che ha avuto un ruolo importante non solo nella storia politica del partito ma anche in quella del Paese. L’appello che arriva da Orlando è che tutti, nelle settimane a venire, si impegnino per spiegare nel merito i contenuti del referendum, senza avvallare l’idea chi si tratti di un voto pro o contro Renzi. “Dire sì al referendum – conclude – è aprire al Paese la strada della semplificazione e della governabilità”. Non c’è insomma alcuna deriva autoritaria.
M. VENTURELLI 07 lug 2016 00:00