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Brescia
di LUCIANO EUSEBI 15 gen 2015 00:00

Relazioni "non matrimoniali"

L'editoriale del numero due di "Voce" è di Luciano Eusebi. Spiega il documento sulle relazioni non matrimoniali proposto e realizzato da un gruppo di laici

Si discute, anche nella nostra città, circa il ruolo delle relazioni affettive dal punto di vista sociale, giuridico ed educativo: il che è importante, in quanto significa riflettere intorno a rapporti che stanno alla base della communitas di cui siamo parte.

La Chiesa, oggi, ci invita a un dialogo aperto su simili temi, fatto di rispetto e di ascolto ed orientato a favorire la crescita di ciascuno nella ricerca del bene. Prospettiva, questa, la quale implica il riconoscimento dei valori umani che comunque possono esprimersi nelle diverse forme di tali relazioni. Come pure implica lo sforzo di dare spiegazione delle esigenze che si avvertono ineludibili sul piano civile: non già nello spirito, purtroppo diffuso, di chi si pone contro qualcuno, bensì in quello di un contributo alla riflessione comune.

Su questa base, alcune persone impegnate a Brescia nel campo socio-politico e nell’insegnamento, accomunate dalla fede cristiana, hanno inteso proporre un testo, meditato e – lo si vuole credere – non superficiale, per favorire la consapevolezza circa le problematiche sul tappeto con riguardo alle relazioni non matrimoniali.

Non si tratta di un testo inteso a svolgere un’analisi morale sui comportamenti relativi alla sfera della sessualità, né di un testo mirante a definire le modalità di approccio della Chiesa, in termini pastorali, verso le suddette relazioni: ciò esula evidentemente, dalla competenza dei sottoscrittori. Si sono voluti evidenziare, piuttosto, nodi che assumono rilievo nella vita associata, al di là dei confini segnati dalle scelte in materia religiosa.

Alcuni punti sono apparsi fondamentali. In primo luogo, il profondo significato umano della reciproca integrazione, nella coppia, di un soggetto femminile e di uno maschile, in quanto caratteristica non solo riferibile a scelte contingenti delle due parti, bensì dotata di un proprio spessore antropologico, segnalato, fra l’altro, dal fatto che proprio il rapporto tra una donna e un uomo rappresenta il contesto della generazione di nuovi esseri umani.

Per cui l’atteggiamento sessuale non può essere proposto sul terreno educativo come mero effetto di un’opzione soggettiva: tesi, quest’ultima, che giungerebbe a negare – secondo certe accezioni della teoria del gender – il rilievo stesso della corporeità ai fini dell’identità femminile o maschile. Laddove sono certamente da approfondire, invece, le mutazioni del ruolo femminile e maschile nella società contemporanea.

L’importanza, poi, che l’istituto matrimoniale mantiene in ambito civile, quale realtà di reciproca dedizione senza riserve tra una donna e un uomo comprensiva della possibile generazione di figli ed estesa programmaticamente, anche nell’ottica del diritto, all’intera vita: con assunzione di oneri aventi enorme rilievo sociale (come si evince dalla Costituzione), cui è necessario far finalmente corrispondere iniziative serie di aiuto, allo scopo, soprattutto, di rendere concretamente possibile ai giovani costituire nuovi nuclei familiari. Dal che deriva la non assimilabilità giuridica al matrimonio, e al suo inquadramento normativo, di legami aventi caratteristiche oggettivamente diverse.

L’esigenza, inoltre, del pieno rispetto per qualsiasi condizione personale che incida sulla sfera affettiva, con ogni necessaria attenzione che risponda alla dignità umana, come pure per ogni relazione affettiva, purché non illecita, di fatto esistente: tenuto conto anche della complessa problematica relativa agli effetti giuridici che ne derivino. Nella consapevolezza, peraltro, che la materia non attiene alla competenza degli enti locali o delle regioni.
LUCIANO EUSEBI 15 gen 2015 00:00